In questo momento in cui la nostra vita trova il tempo che è sempre mancato per dedicarlo a se stessi e alle nostre case, sopraggiungono tantissime riflessioni. In particolare, mentre cerco di usare instagram come valvola di sfogo e contatto con il mondo esterno mi chiedo: è giusto parlare di libri mentre la gente muore? I libri e l’intrattenimento letterario sono necessari? E poi ci sono le questioni catastrofiche legata al mercato dei libri che il covid-19 ha ormai scoperchiato: ci sarà ancora un mercato editoriale? La bolla economica di Messaggerie sopravvivrà dopo tutto questo?
La realtà è che non possiamo prevedere cosa succederà e nemmeno giudicare l’etica di chi parla di libri. Non condanno quelle bookfluencer che hanno preferito dare spazio ad altro. Il terrore però di ciò che resterà dopo questa quarantena non è da sottovalutare: i libri non scompariranno mai, al massimo gli ebook avranno la meglio, ma siamo sicuri che tutti quei marchi editoriali ci saranno ancora?
In molti in questi giorni stanno parlando di come questa crisi potrebbe far saltare il complesso sistema di “salvataggio economico” che negli anni distributori come Messaggerie libri, hanno messo in atto per far sopravvivere alcuni nomi (a volte uccidendone altri) e togliendo quel non equo ma sano senso di competizione alla pari, dove chi vende ha i soldi e chi rimane in giacenza dovrebbe evitare di stampare altro. Mi fermo perché non voglio fare retorica spiccia, anche se ora dobbiamo ammettere che il sistema di stampa continua è diventato bulimico: ci sono troppi libri e pochissimi lettori.
Quello che ci aspetta sarà molto simile, ma comunque imparagonabile, a quanto accadde con la crisi finanziaria di inizio 2000: i beni che non saranno di prima necessità e quindi beni superflui saranno i primi a non essere acquistati dall’Italiano medio, e questo porterà alla chiusura di molte realtà, non solo editoriali.
Per questo a mio parere è un bene parlare di libri, comprare, quando possibile, per sostenere quelle realtà che potrebbero uscire davvero a fatica da questo stallo; il tutto aggravato da fiere e librerie che potrebbero restare chiuse per ancona molto tempo.
Non sono una persona cinica, ho persone accanto che stanno perdendo dei parenti e vi confesso che lavorando ancora in ufficio, la paura di portare il virus a casa, le ambulanze che sfrecciano giorno e notte, non rendono i miei pensieri completamente tranquilli, spensierati e puntati su pagine e pagine da leggere e scrivere. Eppure devo riconoscere quanto i libri siano stati importanti nella mia vita e farò quanto possibile per aiutarli ora nel momento del bisogno, così come sostengo altre attività locali comprando prodotti che mi vengono consegnati a casa. Parlarne e comprarli sono le scuse con cui mi distraggo in queste giornate a casa, anche se non leggo, scoprire nove storie mi fa scattare la voglia di comprare, di fingere che tutto sta andando bene; potrebbe essere semplice compensazione e buonismo, ma mi fa stare bene, mi fa credere che anche se uno di voi, guardando le mie stories su instagram o leggendo il mio blog, avrà voglia di comprare e leggere qualcosa di nuovo, penserà per qualche minuto a un libro, lasciando in pausa tutto quello che sta succedendo intorno a noi; forse avrò fatto la mia parte, forse avrò aiutato anche un editore che come me ha famiglia dei dipendenti, ha paura di cosa succederà dopo tutto questo.
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Sono sbarcata su Alexa
La skill di Alexa de “I libri della Chimera” viene già usata da molti e alcune colleghe sono rimaste piacevolmente colpite dalla mia scelta di portare il blog su Alexa, altre invece la trovano una scelta che fa perdere alla parola scritta la sua efficacia, castrando la magia della lettura, quasi fosse una scorciatoia semplicistica.
Facciamo un passo indietro, a prima della mia seconda presentazione di “Delicato è l’Equilibrio” che segnò l’incontro appunto con questo amabile dischetto parlante; parliamo della prima presentazione tenutasi al Bar Cin Cin Nato il 13 dicembre. Tra la gente che era venuta c’era una ragazza con disabilità visive, ascoltava e poneva domante davvero interessanti. A fine presentazione venne a stringermi la mano e mi disse una frase tipo: “Non comprerò il cartaceo, ma se mi dici che c’è l’e-book su Amazon lo compro e lo ascolto”. E Greta, questo è il suo nome, lo fece davvero, e a ascolto terminato, mi fece notare che il mio libro aveva qualche refuso.
Capii che le potenzialità degli strumenti di lettura automatici, per esempio Alexa, andando appunto alla mia seconda presentazione capii l’importanza di questi strumenti per integrare il blog anche a quelle persone che hanno non solo poco tempo, ma soprattutto disabilità.
Al FRI 2019 avevo già affrontato con l’editrice della Royal Book Edizioni l’importanza di andare incontro a quei lettori che soffrendo di cecità o ipovedenti non hanno un catalogo vario di letture da poter ascoltare o leggere in braille e Alexa si rivela uno strumento molto utile per sopperire ai costi eccessivi degli audiolibri, dando una soluzione alla portata di tutti i lettori e editori (ma nello specifico ne parleremo in futuro in un articolo dedicato).
Insomma Alexa è uno strumento che può creare un ponte anche con quelle categorie fuori dai normali standard. Non parlo solo di utenti disabili, ma anche delle tante persone che guidano per ore e ore (ora con il Covid19 sono a casa) e che approfittano di questo genere di strumenti per ascoltare libri e non solo. I podcast sono uno strumento potente e Alexa può produrre contenuti simili anche per chi non ha la strumentazione per registrarne uno proprio.
Devo però confessare che avendo un programmatore in casa è stata una passeggiata, o quasi perché non sempre Amazon aiuta, infatti, guarda caso, la mia skill è consigliata a un pubblico adulto o a bambini sotto la sorveglianza dei genitori. La Skill è nata durante le vacanze di Natale, dopo la mia ultima presentazione a Brescia, complici quei pazzi del Comics League of Brixia che ci avevano spiegato come poteva lavorare Alexa, ho schiavizzato il mio omino che ha prodotto la skill e una seconda è in lavoro (ma ne parleremo più avanti).
Cosa è cambiato con Alexa? Alla fine poco o nulla, ma devo ammettere che devo rispettare alcuni limiti di caratteri perché lei legga gli articoli; i lettori, nuovi e vecchi la stanno usando, e la mia speranza è che questo strumento li porti a conoscermi ma anche a conoscere meglio i libri che amo.
Lewis Carroll Society d’Italia
Era il 24 Novembre 2022 quando, la mia cara amica Yvonne (che non solo mi aveva dato il suo contatto ma anche caldeggiato la mia idea), leggeva la bozza della mail che avrei mandato a Mark Bursein per presentarmi e chiedergli se ci fossero i presupposti per creare in Italia una #LewisCarrollSociety. Scoprii che potevo farlo. E da allora ho lavorato perché, quello che era un sogno, divenisse realtà. Tenendolo nascosto a molti, ne ho parlato solo con pochissimi intimi perché temevo che nulla di ciò si concretizzasse.
La mia collezione
Cos’è una Lewis Carroll Society e perché ho aperto quella italiana (che potete seguire attraverso i social per ora su Facebook, Twitter e Instagram e il nostro fiammante sito internet)?
Molto prima del Covid, tra le mille cose che ho iniziato quando mi sono trasferita a vivere a Milano, c’è una collezione su Alice, i cui libri hanno segnato la mia adolescenza. Sono sempre stata affascinata dalla storia che si nasconde dietro al suo autore e alle milioni di interpretazioni che il mondo ha voluto dargli. Dal 2010 circa mi sono fatta portare dai viaggi degli amici un volume della località che visitavano e, in parallelo, ho sempre investito un piccolo budget per comprare libri e gadget. Quando i pezzi accumulati sono diventati tantissimi, ho iniziato a pensare che potevano essere un buon materiale e volevo condividerli con il mondo. Per questo ho creato Chimera in wonderland, da lì all’incontrare altri collezionisti è stato un attimo. Arrivare poi a conoscere le Societies si è rivelato automatico.
Cos’è una Lewis Carroll Society?
Cos’è una Lewis Carroll Society e perché ho aperto quella italiana (che potete seguire attraverso i social per ora su Facebook, Twitter e Instagram e il nostro fiammante sito internet)?Conosco tanti appassionati in Italia e, il fatto che nel 2022 ci siano state ben 3 edizioni diverse illustrate nel nostro bel paese, conferma che, là fuori, siamo in tanti a investire e a voler vedere i mille volti che gli artisti nostrani (ma anche quelli esteri) le hanno o le potrebbero dare. Allo stesso modo qui in Italia la cultura viene promossa per canali insoliti. Troppo spesso mi ritrovo a scoprire mostre ed eventi troppo tardi. Ci vuole qualcuno che unisca e racconti Alice in Italia, e allo stesso modo faccia vedere che cosa sta succedendo nel mondo. Questo è quello che voglio fare creando questa associazione culturale: unire appassionati, promuovere eventi (spero di poterne anche crearne alcuni), oltre a mettere a disposizione la mia collezione (se me lo chiedete ad ora, catalogati sono 500 libri, ma la conta è solo all’inizio ) a studiosi ed appassionati. Si tratta di un progetto importante, che ha appena iniziato ad esistere, il cui anno zero parte oggi. Ben arrivata Lewis Carroll Society d’Italy.
Compagni di viaggio …
Grazie ancora a Viviana Tenga (la mia matematica del cuore), Marco Parini (il mio avvocato del cuore!) e anche alla Lewis Carroll do Brasil e la sua presidente Adriana Peliano per lo splendido supporto e la sinergia. Grazie ovviamente alla Lewis Carroll of North America e allo stesso Mark che ha dato il calcio d’inizio a tutto questo. Infine grazie anche a chi, in tutti questi anni mi ha supportato donandomi i libri (a Natale e ai compleanno) come mia sorella , Luca Buzzi, il mio compagno e molti altri amici di cui di certo sto dimenticando il nome. Grazie a Red Kedi che, come me, colleziona forte e duro, ed è stata la prima vera collezionista Italiana che abbia conosciuto. Grazie a tutti, anche solo per aver finito di leggere tutto questo.
Vi invito a seguire sia i Chimera in Wonderland anche su Tik-Tok, che quelli della neonata society. Presto vi racconterò di più. Per ora tutto questo è solo un preludio di un qualcosa che pian piano avrete modo di scoprire.
Recensione di Alice per Sempre di Dan Panosian, Fabiana Mascolo e Giorgio Spalletta
Alice ha una vita complicata. L’unico rimedio comodo per stare bene, è tornare nel paese delle meraviglie. E solo l’oppio lo permette. Siamo nell’epoca vittoriana, una donna non può permettersi certe fughe senza rischiare che tutto questo metta in pericolo la sua reputazione. Per questo Alice decide di farsi ricoverare in un manicomio. Arriva in Italia il volume “Alice nerver after”, che Saldapress propone con il titolo “Alice per sempre”, una serie che in America era edita in 5 mini volumi e, che per il nostro paese, ci viene già proposta in una raccolta unica. Cosa aspettarci però da questo volumetto?
La premessa della trama è abbastanza semplice. Nell’insieme la storia ricorda abbastanza il film “Sucker Punch”. Non che ciò sia un difetto, ma ammetto che avrei voluto una storia più fresca; il complicato e intrigante rapporto tra Alice e la psichedelia non è certo una novità, come anche includere l’ambientazione dei manicomi (si veda Alice: Madness Returns). Questo rende la trama come un mix che a volte sembra avere il retrogusto già sentito o visto altrove. Questo non significa che determinati elementi non possano essere riproposti con una nuova storia, ma qui a mio parere la narrazione sembra restare in una comfort zone. Nella trama quindi non ci sono grandi novità (sempre che abbiate visto “Sucker Punch”, giocato a “Alice in Madness” per citarne un paio). Interessanti sono però i parallelismi tra questa Alice e quella classica/storica: ecco che le sorelle che compaiono hanno i nomi delle corrispettive della vera Alice che ispirò Carroll. A ciò si aggiunge anche la scelta di portare alcuni elementi di Wonderland nel mondo reale: la direttrice Hulda richiama la spietatezza no-sense della regina di cuori, i due carcerieri Thomas e Theodore sembrano Pincopanco e Pancopinco e, controllando meglio, si trovano molti altri esempi. Una nota intrigante è anche la scelta di mettere il punto di vista nelle mani dei due gatti di Alice: Kitty e Bucaneve. Il tutto accompagnato anche dalle piccole avventure che si possono godere in parallelo sul lato superiore di alcune tavole.
Se quindi per la trama lascio una sufficienza, per i disegni magistralmente realizzati da Giorgio Spalletta e colorati da Fabiana Mascolo dietro il character design di Dan Panosian, mi sento di dare l’eccellenza. Quasi mi spiace non sia stato proposto nel formato americano, (cinque volumi singoli), dove ci sono state proposte diverse variant cover davvero uniche e spettacolari.La domanda quindi è: vale la pena l’acquisto di questo volume, da parte degli amanti di Alice?
Come vi dicevo poco sopra, non si tratta di un volume con una storia nuova, le vibes sono abbastanza canoniche. Questo non significa che risulti essere un volume di bassa qualità: partiamo dal presupposto, che avendo letto e visto tantissimi retelling o adattamenti di Alice, sorprendermi è cosa alquanto difficile. Questo invece potrebbe succedere per altri che non masticano Wonderland ogni giorno, la trama a loro apparirebbe davvero originale. Infine la componente grafica è davvero intrigante e non richiama classicismi Disneyani, anzi è una Alice molto Americana. Certo ritroviamo i capelli biondi e l’abito azzurro, ma questa Alice non ha nulla in comune neanche con quella Burtoniana.
Un fumetto che attendevo da tempo (dovete sapere che avevo intercettato le uscite americane prima ancora di scoprire che Saldapress lo programmasse in Italia) e che un poco mi ha deluso perchè mi aspettavo altro, ma non si tratta di una proposta di serie B che sconsiglierei, anzi, grazie anche la formato medio si può godere di questa Alice. Se volete scoprirla (perché poco la conoscete) questo è un buon esempio di come si può trasformare un classico letterario in qualcosa di horror e psichedelico. Se però siete master & commander in cadute in tane del bianconiglio … ecco, non aspettatevi grandi stravolgimenti a strade che, molti, altri hanno già percorso nel paese delle meraviglie.
Recensione La casa delle bambole di Ka-tzetnik 135633
Non è una recensione facile da scrivere. Non è un libro che si possa descrivere in poche parole e anche…
Recensione Chiodi di Antonio Schiena
Marco Torre non è come gli altri. Non riesce a essere come gli altri. Per questo entrare nel cimitero di notte a sfidare l’Avvinto (la leggendaria figura che lo abita) è l’unico modo che ha affinché tutto cambi. Una prova che fa diventare adulti chi la supera. Il mondo però, sarà davvero pronto ad accettare il Marco adulto? Smetterà di chiamarlo pisciasotto? Smetterà di vederlo come quello sbagliato?
Ci sono poche certezze nella vita, una di queste è che se Antonio Schiena scrive un libro io devo leggerlo. So già a priori che sarà una lettura che mi lascerà qualcosa. Di libri così, in libreria, se ne vedono sempre meno, quindi è il caso di comprarli, leggerli e ovviamente recensirli.
Questa volta però, è successo qualcosa che mai avrei pensato accadesse: dopo alcuni capitoli mi sono domandata “dove vuole portarmi l’autore?”. Da lì il panico: vuoi vedere che questo è il primo volume, firmato Schiena, che non mi piacerà?
Proseguo con la lettura, lascio che la storia mi prenda e poi, a pochi capitoli dalla fine, succede: arriva la violenta doccia fredda! Mi rendo improvvisamente conto che Antonio ce l’ha fatta (di nuovo!). Ha scritto qualcosa che ti lascia con tanti dubbi e poi … poi ti stravolge, ti fa crollare addosso tutti i capitoli letti, perché non hai capito nulla! Ad ogni pagina, come un ragno spietato, ha tessuto una tela complessa di cui ha offerto solo piccoli dettagli. E quando succede, ecco che ti allontana, ti fa capire l’intero disegno.
Hai passato l’intera lettura a contemplare il complicato castello di carte che stava creando, quella complessa costruzione che ti si sgretola davanti; tutti i capitoli, come tessere di un mosaico, sparse a caso sul tavolo della tua mente, con la tremenda certezza che dovrai ricominciare la lettura. Perché non hai davvero letto, non hai davvero visto la sua storia.
Questo è un libro che va certamente letto almeno due volte, forse anche tre, prima che si possa cogliere appieno la storia. Posso dire che finalmente c’è un libro che ha il coraggio di rompere gli schemi e di non raccontare la solita storia con la solita struttura. Un testo che prende sul serio il lettore e gli pone una sfida davanti. Leggerlo e essere costretti a rileggerlo per capire la sottile genialità dei piccoli tocchi dello scrittore, arguti sotterfugi per portarci fuori strada senza nemmeno farlo per davvero. Non mi permetto di dire altro perché lo spoiler scorrerebbe prepotente, ma posso anticiparvi che un solo altro scrittore mi aveva sconvolto così e sto parlando di Chuck Palianiuk.
Potrei dirvi che all’interno di questo volume potete trovare tematiche eterne: il bullismo, il complicato rapporto genitore-figlio, la solitudine che in troppi vivono durante l’adolescenza, ma la realtà è che, da amante dei cimiteri, mi sono innamorata dell’Avvinto e della poesia di un paese come tanti. Parliamo della favola nera che “infesta” il cimitero, che magistralmente è in contrasto con il nome storpiato del camposanto “Bello”. Una storia popolare come ce ne sono tante nel folklore del nostro paese, che non ha mai voluto prendere distanze nonostante il cattolicesimo. Ebbene quest’uomo, che rimane “legato” al cimitero, maledetto dalla morte, è un storia semplice eppure così ben studiata sul personaggio del becchino. Certo aggiunge una dimensione dark alla narrazione, ma la realtà è che, anche questo come molto altro, non è un caso, non è solo una storia o una prova di coraggio.
Parlando del paese in cui si svolgono i fatti, della sua scuola, delle persone che lo abitano è semplice riconoscere uno, nessuno e centomila luoghi d’Italia. Vorrei tanto che questo genere di situazioni di emarginazione e bullismo fossero una cosa degli anni ’90, come se nel 2000 qualcuno avesse deciso di spegnere un interruttore e le cose fossero cambiate. Ebbene i Pinocchio saranno stati sostituiti da altro di meno vintage, forse il problema oggi non è una felpa, ma un cellulare; la cattiveria del branco c’era ieri e c’è anche oggi, magari meno palese nel mondo reale, ma si nasconde in chat dove si insultano e ridicolizzano i compagni di classe. Il paese creato da Antonio è il nostro paese, così poeticamente sbagliato, così fissato nel restarlo. Come se crollasse il mondo, se un giorno, si decidesse di smetterla di cambiare davvero qualcosa. Perché di chiodi piantati ce ne sono davvero troppi, ma è sempre più difficile notarli sulla superficie del nostro quotidiano.
Un libro che consiglio a mani basse. Forse non la lettura immediata che potreste volere, quindi vi consiglio di dare tempo al libro perché sia il suo momento. Siate certi che, alla parola fine, non resterete delusi e saprete solo che è giunta l’ora di rileggerlo. E lo farete con piacere.
2020 – L’anno di letture della Chimera (prima parte)
Tirando le somme sono arrivata a leggere ben 63 volumi. Non è un cattivo risultato, ma vi confesso che potevo fare di più. C’è da dire che ci sono stati periodi di magra, come a inizio anno, dove mi ero presa i miei tempi per leggere, ma anche la situazione che stavo vivendo non mi permetteva di godere della lettura appieno. Anche tra fine ottobre e novembre, per colpa del Covid, ho preso la distanza da molti libri perché ero nauseata dalle storie, per un attimo ho iniziato a odiare tutti i libri che avevo in casa. Questa pandemia mi aveva fatto perdere il baricentro della mia vita, arrivando in un momento che volevo dedicare a me stessa, portandomi via la libertà di scrivere, perché per un mese, a parte l’isolamento, ho vissuto senza stimoli e forze.
Cominciamo dagli editori. Il meglio di questo 2020 secondo me arriva da due molto diversi e di cui ho letto poco, eppure quel tanto che basta a farmi capire che vanno consigliati a tutti. Il primo è Carbonio Editore con cui ho collaborato, ma di cui sto puntando altri due o tre titoli da comprare per leggerli nel 2021. Non è un catalogo frivolo il loro, i testi che ho letto mi hanno dato una chiara visione sulla profonda ricerca e cura dei loro testi, facendomi scoprire anche autrici che meriterebbero molto più spazio nelle librerie italiane, come Jill Dawson. Se cercate qualcosa di serio con cui aprire il 2021, guardate i loro libri, se comincerete con Carbonio sono sicura che l’anno partirà con la marcia giusta.
Il secondo editore è Tunué: non ho letto libri, mi sono soffermata sulle loro graphic novel e vi confesso che probabilmente tenterò anche la parte letteraria delle loro pubblicazioni. Mi sono dedicata unicamente ai lavori di Tony Sandoval, ma non me ne vogliate, amo troppo questo artista. Lo avrete capito dalle mie recensioni sulle sue opere. Il plauso è da condividere anche con l’editore che, non solo lo ha portato in Italia, ma ha anche saputo fornirgli il formato e i materiali più adatti per esaltare le sue opere.
Stranamente ho letto anche libri per ragazzi e giovani lettori. L’ho fatto principalmente perché era uscito “La signora Frisby e il segreto del Nimh”, che ha dato una nuova sfaccettatura a una delle storia più importanti legate alla mia infanzia e, sempre per rimanere in tema topolini, ho letto (e vi consiglio) “Factory”. La narrativa per piccoli mi è sempre apparsa come scialba e priva di spessore, eppure questi due libri mi hanno dimostrato che può essere anche profonda e concreta. Forse è il caso di dare una seconda possibilità a quel lato delle librerie che sembrano essere ben rifornite, ma che gli adulti non leggono.
Passiamo a parlare di generi. Guardando le mie letture spicca il romance. Grazie a questo genere ho ripreso a leggere durante il covid e lo devo a “Un’estate da ricordare”, un romance storico prequel di una serie che sto leggendo senza troppo impegno, recuperando ogni tanto i volumi che la compongono. Tra le eccellenze del genere però abbiamo anche “Condannati” di Jane Harvey Berrick, che finalmente è tradotta al meglio per i lettori italiani, e che emoziona con le sue storie uniche e che parlano di rivincita e rinascita. Altro titolo da citare “Come petali di Ciliegio”, un caso editoriale che da self è arrivato alla grande editoria dimostrando, ancora una volta, che se scrivi bene prima o poi un buon editore verrà a bussare alla tua porta. Infine il meglio di questo genere, “Pâtisserie Française – Macarons in cerca d’amore” di Margherita Fray. Si è rivelata la lettura migliore in questo genere: frizzante, ironico, spensierato, è stata la lettura che ho consigliato di più, tanto da farlo leggere anche alle mie colleghe in ufficio durante gli ultimi mesi di lockdown questa primavera. Se (sul serio?) non lo avete ancora letto, vi consiglio di recuperarlo; questa autrice ha la stoffa per scrivere e mi auguro di leggere molto altro nel 2021!
Altro genere di cui non avevo mai parlato sul blog sono le graphic novel e fumetti. Mi sembra giusto dare spazio anche al meglio di questa categoria. Il meglio è formato da un trittico molto vario eppure armonioso. Partiamo con “Heartstopper”. C’era bisogno di questa storia, servivano le sue vignette ironiche e eppure ricche di emozioni. “Watersnakes” è il secondo titolo, ci porta la delicatezza di un tratto unico con la spensieratezza di storie che sembrano rivolte a un giovane pubblico, ma con tematiche forti a volte splatter. Infine quello che per me è stato il meglio per questa categoria: “Cheshier Crossing”… ok forse sono un filino di parte perché c’è Alice, ma mi è piaciuta moltissimo e mi sento di consigliarla a chi ama i crossover, e se ve lo dice una che non ne leggerebbe, fidatevi significa che merita.
Mi sono dilungata abbastanza direi che teniamo per la seconda parte il Fantasy, la Distopia e soprattutto il meglio del meglio.