Robert Neville è rimasto da solo. Potrebbe anche essere davvero l’ultimo che ancora sopravvive a tutti i vampiri che la notte percorrono la città. Passa le sue giornate a costruire paletti, controllare che la casa sia insicurezza, a prova di attacco, e bere whisky. Che futuro potrà mai avere un sopravvissuto, che da solo cerca una spiegazione e una soluzione per tutti i vampiri che hanno ormai invaso il mondo?
Attenzione questo romanzo è stato fornito da Mondadori.
Ho letto di vampiri classici, di vampiri che luccicano e fanno perdere la testa alle adolescenti (e non), di vampiri creati in laboratorio, romanzi che alla fine sono piccole fan fiction di Dracula di Coppola e mi fermo qui perché potrei continuare. Insomma il vampiro mi ha sempre affascinato, ma “Io sono leggenda” di Richard Matheson mi mancava proprio, quindi ho colto l’occasione per poterlo leggere grazie alla nuova edizione tradotta di nuovo e riporta in libreria questo classico edito nel 1954.
Ciò che mi aveva tenuta lontana da questo libro era stato il film, avevo provato a vederne i primi minuti e ero rimasta terrorizzata dalla morte del cane. Ricordo di aver fermato il film e da allora vi confesso non ho più tentato di vedere come andasse a finire. Sono certa che molti abbiano apprezzato il lavoro di Will Smith ma io non sono fatta per questo genere di film. L’orrore mi piace soltanto su carta, e infatti il libro è stata una spiacevole lettura. Le scene di suspense mi hanno spinto più volte a prendere una pausa perché avevo davvero troppa paura di leggere altro, questo è il vantaggio dei libri rispetto ai film, i codardi come me possono prendersi anche uno o due giorni prima di proseguire la lettura.
L’approccio del personaggio al problema “vampiro” è uno dei più originali che abbia mai letto: niente ricerca di immortalità o caccia sfrenata per salvare il mondo, Robert si dedica a capire perché i vampiri siano così spaventati dalle croci e odino l’aglio, da dove siano arrivati. Sì, i vampiri di “Io sono leggenda” presentano le caratteristiche classiche, dormono di giorno, muoiono se esposti al sole o colpiti al cuore con paletti di legno, gli elementi innovativi (almeno per me) sono nella distinzione tra vampiro “vivo” e “morto”, il primo è senziente il secondo è più mosso dalla fame, a cui si aggiunge il fatto che siano inseriti in un mondo che sembra post apocalittico, dove ormai si da per scontata la presenza degli zombie. L’approccio scientifico del protagonista lo porta a sperimentare fino a cercare la vera origine di un morbo che sembra aver distrutto la civiltà, arrivando a scoprire un germe che agisce sul corpo umano portandolo alla condizione di succhiasangue quasi immortale.
Devo confessarvi che leggerlo ora, dopo la quarantena, mi ha a volte spaventato e altre fatto riflettere su come io avrei potuto affrontare la fine di una civiltà se fosse prossima: un consiglio, tenete sempre una copia a portata di mano, ci potrete trovare l’ABC per sopravvivere a un mondo post apocalittico. Non sto scherzando, l’autore da tutti gli elementi necessari per crearsi una casa fortezza e spiega anche come recuperare cibo e acqua.
Il romanzo contiene momenti di ansia, di terrore e solitudine fino al colpo di scena finale quando l’autore rivela il suo spietato talento: Richard Matheson trasforma la vittima in carnefice. Leggendo la postfazione di questo volume, si scopre quanto questo genere di finali molto inaspettati siano una chiave comune del lavoro di questo scrittore, che vanta racconti e libri che sono poco conosciuti e che credo sia proprio il momento di riprendere in mano per scoprire questo autore americano che ha portato l’orrore nella cultura moderna, e cito, una autentica macchina creativa del Novecento americano.
Ci sono tante edizioni di questo libro, del resto ha la sua età ma sta invecchiando benissimo, eppure mi sento di consigliarlo in questa nuova edizione. Tradotta bene e soprattutto con una postfazione che da al lettore degli elementi per conoscere meglio questo autore che ha ispirato lo stesso Stephen King.
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