Stefano si occupa di portare gli uomini che hanno raggiunto la Soglia64 alla morte. Anche suo padre ha pochi mesi di vita e sembra non avere più una ragione per vivere. Riusciranno i due a trovare un rapporto, e magari una via di fuga, in un mondo che si piega a un vivere forse troppo etico?
Attenzione, questo libro è stato offerto da Stefano Tevini.
Si sente che questo libro non è totalmente Teviniano, eppure la sfumatura caustica e irriverente tipica di questo autore spica ancora una volta dalle pagine. Il mondo in cui i protagonisti si muovono appare grigio e asettico, in linea con la copertina. Una società in cui, finalmente, è stata trovata una concreta soluzione al sovrappopolamento del pianeta. È una tematica che non tutti forse conoscono, ma il fatto che siamo troppi su questa terra sembra aver portato, la maggior parte dei narratori a cercare la cui trama si ispiri alla fuga nello spazio, o a un massacro nucleare, come soluzione al problema. Qui no, la consapevolezza che solo una parola può salvare l’uomo riecheggia in ogni singola pagina: risparmio. Nessun prodotto non necessario, uno stop in cui l’uomo è costretto a sacrificare un’ora della sua vita. Infine una data di scadenza per tutti: sessantaquattro anni, al cui compimento la gente viene terminata.
Ci sono passaggi che denotano quanto l’alimentazione, ma anche la scelta di risorse alternative, siano una presenza costante e quasi soffocante: ho odiato il seitan, i tortellini ripieni di creme vegetali, la carne clonata (che non ha origine animale) salvando solo la bioplastica. Questo insieme di elementi green sembrano togliere sapore e senso alla vita dei personaggi. Il tutto unito al “riposino”, l’ora di sonno a cui tutti sono costretti a sottostare. Compromessi per una vita migliore, che però ha un sapore troppo sbiadito per essere vissuta.
Una storia che di pagina in pagina sappiamo dove vuole andare a parare, ma il finale non è per cuori delicati: con poche parole distrugge tutto. Non voglio fare spoiler, ma vi garantisco che sono rimasta a guardare la pagina dei ringraziamenti, sperando che dopo quella fine, un qualche modo, ci potesse essere un lieto fine.
Una lettura spiazzante, che ho letto con i suoi tempi (a volte non più di un capitolo al giorno), perché questa scrittura va lasciata decantare, non si può divorare dall’oggi al domani. Un modo per riflettere su quello che potrebbe essere un domani, un romanzo a due voci che urla ai lettori una tremenda morale: è forse così che dovremo vivere? Pagare un sacrificio enorme perché il mondo sia salvo, ci ripaga veramente? Lo so che sono di parte e una brutta persona, ma io al mio McMenù non ci rinuncio per un mondo migliore.