Pelle d’Asino – Le principesse minori delle favole classiche
L’albo che Rizzoli mi ha gentilmente inviato è suggestivo. La cura delle immagini, e la scelta di usare un colore metallizzato per dare ancora più spessore alla rappresentazione di queste figure, le rendono una via di mezzo tra le icone russe e lo stile preraffaelita. Si è trattata di una lettura piuttosto breve ma piacevole, la cui sua storia mi era sconosciuta. Già perché questa principessa, che ha una sua favola, non ha avuto la fortuna di un lungometraggio disneyano che l’abbia portata nelle case di tutti i bambini del mondo: no, è una di quelle favole minori che rimangono nell’ombra di colossi come Cenerentola e Biancaneve.
Attenzione, questo volume è stato offerto da Rizzoli.
Il racconto popolare fiabesco ha sempre avuto come protagonisti graziose fanciulle oppure principi azzurri. Di certo tra le più famose, ma meno mainstream come quelle disneyane, troviamo “Capuccetto Rosso” e “Hansel e Gretel”: sono due storie che arrivano dalle raccolte del fratelli Grimm. Bene o male la trama la conosciamo tutti, ma credo che in pochi abbiano mai avuto modo di leggere (o farsi leggere) queste due storie nella versione originale.
Anche il padre della Sirenetta, Hans Chrstian Andersen, è l’autore di un’altra protagonista femminile molto citata per insultare le ragazze pretenziose, ma sono sicura non associate a lui: “La principessa sul pisello”. E’ una sua storia e anche in questo caso abbiamo spesso solo una vaga idea di quella che è la trama, infatti non ha mai riscosso il successo di altri suoi racconti (come per esempio “I vestiti nuovi dell’imperatore”).
Quello di Pelle d’Asino è curiosamente lo stesso della più celebre “La bella addormentata nel bosco”, ma Charles Perrault è anche colui che ha dato spazio al più noto uxoricida della storia delle favole: Barbablù.
Mi fa sorridere poi che una delle protagoniste più note della favolistica anglofona, ha avuto la fortuna di avere un suo cartone animato targato Walt Disney (nel 1922) eppure di lei non si ricorda più nessuno al di fuori di Inghilterra e Stati Uniti. Mi riferisco alla cara Riccioli d’Oro di “La storia dei tre orsi”.
Ci sono certamente altre storie classiche meno note che meriterebbero di essere citate, ma vi confesso che non ho accesso a quei pochi volumi (della mia infanzia) in questo momento, perché di certo ne vorrei citare altre che conoscevo. A questo poi andrebbero ad aggiungersi anche le eroine delle fiabe popolari di tutto il mondo e che io, lo confesso, non conosco. Insomma là fuori ci sono storie che sono state usate per raccontare le grandi morali del mondo, alcune sono diventate lungometraggi, altre invece sono rimaste sepolte nella polvere del tempo, oscurate da sorelle più celebri. Grazie a volumi come questo abbiamo modo di scoprirle e dare nuova linfa a storie rimaste troppo in ombra.
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