Una scrittrice bresciana

C’era una volta una scrittrice bresciana…

Quando Stefano Tevini mi chiese di lavorare a un racconto per una antologia che parlava di Brescia, fui contentissima. Amo la città in cui sono cresciuta, così come la sua bellissima leonessa. Capoluogo di una provincia che ha tutto (se avete dubbi su queste mie ultime parole date un occhio al video di Vincenzo Regis!).

Galvanizzata al massimo, non vedevo l’ora di iniziare. Dovevo scrivere qualcosa di importante. Quando parli di casa non puoi certo sminuirla, lei ti ha dato tanto, è ora di ricambiare. A pochi giorni dalla scadenza ancora mi rigiravo la pagina bianca tra le mani sapendo che, qualsiasi mia storia, non avrebbe reso giustizia a Brescia. A quel piccolo grande mondo che è tutto per me. Reputavo che non fossi neanche degna di pensarla una storia su Brescia.

In quel periodo stavo parlando molto con Margherita Fray dei miei scritti e in particolare dei racconti (che per ora sono in un cassetto a cui vorrei trovare casa); a grandi linee le sue parole furono che ci vedeva la mia firma, ognuno di loro aveva il mio nome nello stile e nella trama. E’ stato allora che, dopo tanto buio, ho capito: dovevo smetterla di pensare a scrivere quello che sarebbe piaciuto agli altri o agli editori. La storia doveva essere nelle mie corde, sarebbe stato l’unico modo per ringraziare Brescia.

Il processo creativo (a cui di solito dedico interi mesi, se non anni) fu riservato a un paio di notti tra wikipedia e i siti dedicati ai santi martiri, e non, pre-anno mille, il tutto condito da musica rock sparata a manetta nelle cuffiette. E via verso la parola fine per un racconto scritto in poco più che due giorni, editato in uno, e inviato a Stefano in super ritardo.

Ora, questa antologia ne ha passate un po’ prima di arrivare finalmente alle stampe. Eppure, benché sapessi che al 99% il mio racconto avrebbe aperto la raccolta, quando finalmente ho avuto tra le mani il libro è stato incredibile. Ci sono, sto raccontando Brescia, nel mio modo e sono lì, tra le prime pagine.

E torna di nuovo, quel pruriginoso piacere di scrivere. Non sono ancora pronta, ma di certo ora sono convinta che voglio tornare a scrivere.

I racconti sono stati il mio esordio, forse per quello riesco in ogni caso a tirare fuori qualcosa che merita le pagine che imbratta. Nella speranza che riesca a portare a termine anche i libro che devo consegnare (no comment), vi invito a cercare e leggere “I racconti della Leonessa” edito da Calibano editore e curata da quel pazzo di Stefano Tevini che continua a credere in me.

Dov'è finita la Chimera

Dov’è finita la Chimera?

Il 2022 è iniziato con tante speranze che si sono infrante contro alcuni problemi di salute che mi hanno tenuto ferma per quasi due mesi. Problemi che non sono ancora completamente risolti ma che combatto (ora) ad armi pari e, grazie alla mia promozione in ufficio, hanno rivoluzionato completamente la mia quotidianità.

Sono diminuiti i post su questo portale come su Intagram, in parallelo ho anche iniziato ad avere un profilo secondario dove mostro la mia collezione di Alice. Molto presto diventerà un progetto molto più concreto.

Anche le mie attività di lettura si sono ridotte: leggere a gennaio è stato quasi impossibile nonostante fossi a casa a letto. Sto pian piano ricominciando, ma è ancora presto per riprendere i vecchi ritmi. Nuovo lavoro, nuove responsabilità e sempre meno tempo libero. Sto sviluppando però anche la voglia di esplorare dei vecchi percorsi che avevo lasciato al passato: il primo è quello di fare arte attraverso la carta e le immagini. Dove andrò a finire con questa novità è presto per dirlo, però ci sono. Sempre di corsa, ma ci sono.

Infine da vera vecchia quale sono diventata ormai, vi confermo che ho aperto un profilo Tik-Tok per il progetto Alice. Presto sarà seguito anche da altri due profili (uno per i libri e uno per… beh lo scoprirete).

Le ombre tra di noi

Recensione: Le ombre tra di noi di Tricia Levenseller

Alessandra non ha paura. Semmai è pronta per attuare il suo piano: conquistare il re, diventare regina e poi uccidere il suo consorte per vivere finalmente libera.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Premessa. Mi spiace essere lapidaria ma, libri come questo, meriterebbero di avere pagine bianche al suo interno; sono davvero molto belli graficamente ma per il resto è davvero inchiostro sprecato. Troppa cattiveria? No, vi giuro che proprio non ci siamo. Mi scuso davvero con Mondadori, che mi ha permesso di leggerlo in anteprima, ma non posso esimermi da stroncarlo.

Partiamo dall’ambientazione. La struttura sociale del regno è semplicemente narrata come una specie di Versaille fantasy. Il metaforico “Re Sole”, invece di splendere, affumica i presenti con le sue ombre. Oltre a questa premessa sappiamo solo pochissimo altro di questi regni che, da bravo tiranno, governa con il pugno di ferro. Mentre il popolo si lamenta e fa la fame, qui si parla intensamente di vestiti, merletti e gioielli con pietre grosse come un pugno di cui riesco solo a immaginare il peso eccessivo se dovessi portarli al collo. Poi… altre note sul wordbuilding di questo romanzo? La risposta è che non c’è altro, nulla, nada, nisba.

Alessandra è una donna emancipata in una società patriarcale in cui perdere la verginità prima del matrimonio è un tabù e, come se non bastasse: ha avuto l’ardire di cambiare amante come si cambia d’abito (e fidatevi ne cambia e ne descrive anche troppo ma ne parliamo dopo) e di uccidere anche il suo primo amore che l’aveva solo usata (sentite anche voi l’odore di clicchè?). Siccome si sta annoiando della sua vita ha un piano: sposare e uccidere il re per poter essere libera. Ora potrebbe sembrare un personaggio interessante, peccato che sia strutturata malissimo con pensieri in stile banderuola che la fanno apparire bipolare. Al contrario il Darkiling (ah no?) Re delle ombre è ben costruito, anche se si sente chiaramente l’influenza di altri personaggi noti creati dalla Bardugo e dalla Maas. Infine i protagonisti secondari, insieme agli “antagonisti”, sono pallide comparse che servono a riempire momenti di trama in cui il caro Re delle ombre non è presente.

Vabbè l’ambientazione è poco strutturata, diciamo che c’è un sei meno meno per i personaggi. Ma la trama? Dai c’è una trama! Sì, quella di una fan fiction editata con moltissime pezze che tappano la complessa struttura a groviera. Giusto ieri sera realizzavo, con la mia Trashologa di fiducia, che c’è un enorme ingenuità nella sua costruzione: nella quarta di copertina troviamo la frase “[…]Altri dicono che le ombre gli parlano, sussurrandogli i pensieri dei suoi nemici […]”. Tra le prime cose che scopre Alessandra è che alla corte sono “invitate a restare a palazzo” tutte le persone che erano presenti all’attentato dei genitori del re. Se questo aspetto, che dovrebbe rendere tenebroso il protagonista, avesse una qualche valenza concreta, qualcuno mi spiega perchè terrebbe vicine tutte quelle persone mentre cerca di scoprire chi ha ucciso la sua famiglia? Ci rendiamo conto che è un Re? Uno di quelli che potrebbe far provare l’esperienza della decapitazione, tortura ecc… se davvero avesse le ombre che gli suggeriscono i pensieri dei suoi nemici?

Lo stile è confuso e si sente la presenza di un editor che ha fatto davvero le notti in bianco per sistemare alcune ingenuità narrative. Ma il problema vero e proprio sono le descrizioni degli abiti: invece di occupare pagine per strutturare l’ambientazione, per dare spazio ai personaggi secondari, ecco che Alessandra (con la sua passione per ago e filo) tira fuori vestiti su vestiti di cui conosciamo trama, ordito, orli, ricami, colori e contrasti che ai fini della trama servono a poco o nulla.

Nulla, su vari fronti è manchevole ma c’è l’ammmmmore giusto? Sì, e infatti dopo pagine e pagine di amanti, pseudo-petting, di strusciamenti di quanti su pelle, di passione che si accende, vi lascio con la stessa emozione della scena di passione che ci regala l’autrice… ah già non c’è… tagliata pure la soddisfazione di consolarmi con del sesso da romanzo rosa.

Insomma fuori dai denti mi dispiace, è insufficente. E’ forse il libro con la cover più bella di questo 2022, ma al di là di questo non c’è altro. Tranne le grasse risate nel racccontarlo ad amiche. Una lettura non indispensabile, ideale unicamente da leggere per il piacere di una storia leggera, senza impegno (anche da parte dell’autrice).

Il Tensorato

Recensione Il Tensorato di Neon Yang

Per una promessa fatta, i figli gemelli della Protettrice sono stati mandati al Grande Monastero. Akeha e Mokoya sono molto diversi. In un mondo dove magia e tecnologia si fondono, riusciranno a rimanere uniti?

Attenzione, questo libro è stato offerto da Mondarori.

Sono rimasta perplessa da questo libro (o meglio serie, visto che in questo volume sono contenuti ben quattro libri). La prima cosa che ha causato diversi problemi è la filologia della traduzione: l’autore sceglie un mood genderfluid che permette al libro di far incarnare ai personaggi, che nel loro mondo possono scegliere il proprio genere, un sesso neutrale. Questo però implica che ogni loro azione è gestita con il pronome “loro”; per capirci “Alice sceglie di leggere un libro” nel mondo del Tensorato, al momento della mia “neutralità” tale azione viene trasposta in “Alice scelgono di leggere un libro”. Questo aspetto non viene introdotto da una nota della traduttrice (che ha rispettato la scelta dell’autore che, invece di usare la “Ə”, preferisce usare un plurale bigender). Lo trovo davvero sperimentale e un primo passo nell’innovazione per la gestione del genderfluid nella letteratura contemporanea, ma per persone dislessiche come me la lettura diventa pesante, confusa. Insomma è un passo interessante, ma per me molto ostico.

Terminata questa premessa torniamo al libro. La copertina urla oriente, ma tristemente nel testo gli elementi che lo denotano sono pochissimo: i nomi, la presenza di piccoli dettagli (non vi svelo quali per non farvi spoiler) lo fanno intuire, ma per il resto c’è poco che lo definisca chiaramente. A questo si aggiunge la presenza della magia che è parte fondamentale della tecnologia del mondo.

Nel suo insieme la storia ha del potenziale ma è forse soffocata troppo da un worldbuilding che emerge piano piano dalla trama, e spesso la caratterizzazione dei personaggi non è così ben definita.

Pensando che sono quattro libri, mi sorprende notare quanto siano brevi in singolo. Questo rende la lettura scorrevole ma lascia secondo me poco a chi legge. Non sono riuscita ad appassionarmi, ma questo potrebbe essere anche dovuto ai problemi della lettura legati al genderfluid.

Mi trovo a sconsigliarlo, ma mi sento di mettere un piccolo avvertimento. Per me leggere questo volume è stato complesso. Non sono abituata, e la dislessia ha reso ogni frase un campo minato che dovevo attraversare. Per questo forse la lettura è partita appesantita e per un effetto a catena me lo ha fatto apprezzare meno del dovuto. Sono onesta vorrei poterlo leggere in piena libertà, lasciando i problemi della dislessia alle mie spalle, non potendolo fare non so proprio se confermarvi che è un libro insufficiente o se sono io non essere stata in grado di apprezzarlo.

Libera la tua voce

Recensione: Libera la tua voce di Febe Giorgi

Tutto va bene per Vera, sempre che i flaconi in bagno siano sempre sette. Eppure per, quanto sembri tutto normale, c’è qualcosa che non la fa stare bene e ,l’arrivo di Luna, sembra scuotere le sue certezze, mandando tutto in frantumi.

Attenzione questo libro è stato offerto da DeAgostini Libri.

Di solito non leggo middlegrade. Non lo faccio per snobbismo, semplicemente mi risulta difficile trovare libri che non mi risultino troppo edulcorati in questa fascia di età. Non sono convinta che i giovani lettori abbiano solo bisogno di storie arrotondate come le punte delle loro forbici. Credo infatti che questa bambagia venda a loro un mondo che là fuori non esiste.
Questa volta però ho preferito dare una possibilità a Febe Giorgi. Dietro questo nome si “nasconde” Valentina Sagnibene, che era riuscita a rapirmi con il suo “Con o senza di Noi”.
Parto con il dire che questo libro rispecchia l’autrice e, a mio parere, va letto pian piano, degustandolo di pagina in pagina. Insomma non una lettura da fare in corsa, ma da coccolare generosamente dandogli lo spazio che merita nel nostro tempo.
Per questo mi sono presa giorni per leggerlo, tra febbre e la paura di una possibile positività che, per fortuna, non è arrivata.
Non è un libro da divorare, non è un libro che per questo dovrebbe passare inosservato, anzi. Credo sia uno specchio abbastanza reale delle nuove generazioni, quelle che sono molto sui social e poco riescono a dare considerazione delle conseguenze delle loro azioni.
Le situazioni sono vere, tristemente reali. Disavventure che gli adolescenti hanno vissuto e che,oggi sono enfatizzate dalle distanze create dall’apparire sui social, tralasciando troppo facilmente la parte di vita del mondo reale. In breve si tratta di un libro che consiglio sia ai giovani lettori, sia a quelli meno giovani, per aiutarli a capire che, per quanto tutti abbiamo vissuto l’adolescenza, forse quella di queste ultime generazioni si sta rivelando un po’ troppo diversa da quelle da noi vissute.

La casa di cielo e aria

Recensione: Crescent City – La casa di cielo e aria di Sarah J. Maas

Bryce e Hunt hanno salvato Crescent City. Si sono presi una pausa nella speranza di potersi godere un nuovo inizio insieme, invece qualcosa nell’ombra non può lasciarli in pace…

Attenzione questo romanzo è stato fornito da Mondadori.

Sembrava ieri che vi scrivevo la recensione del primo volume, invece ci sono voluti 2 anni per vedere il il seguito (e vi avviso già che per il terzo dovremo attendere almeno un altro anno). Già dal prologo si ritorna nel mood Maas: prolissità e erotismo buttato ad-minchiam (termine tecnico) così dalle prime pagine.

Non è cambiato nulla. Dal punto di vista stilistico ci sono davvero troppi dettagli non necessari ai fini della trama, tanto che penso sia proprio una sua scelta narrativa. Probabilmente è anche un modo per creare “confusione” nel lettore che si perde su una moltitudine di descrizioni e storie di fondo. Alla fine si fa davvero fatica a raccontare brevemente la trama di questo libro, perché c’è di tutto.

Dal punto di vista della coppia principale, l’autrice sfrutta al massimo il tira e molla e le attese per lasciare il lettore in attesa di un amplesso. Alcuni passaggi nelle prime pagine preannunciano quanto i due vorrebbero finire a letto, ma no! Non ci è dato di poter godere in breve. Unico aspetto positivo il fatto che si è rischiato il triangolo, ma per fortuna non è stato sfruttato!

Grande spazio è riservato poi a Ruhn che, pian piano, è in grado di entrare nel cuore delle lettrici (e sinceramente a me piace di più rispetto a Hunt, che bello eh, ma alla fine è il solito angelo oscuro, meno pennuti e più elfi!).

Per mio conto questo libro riconferma i pensieri espressi al primo libro. Non credo sia un libro che meriti le pagine su cui è stampato, ma devo confessare che si lascia davvero leggere con piacere, é un’ottima lettura d’intrattenimento. Sconsigliato a chi cerca una lettura concreta e ben editata, non pagine e pagine extra.