Aki

Recensione di Aki il Bakeneco e il risveglio della sacerdotessa di Stefania Siano e Paola Siano

Dopo l’odio che Yoko gli ha sputato in faccia quando ha scoperto la sua vera natura, Aki non sa cosa fare. Si domanda se non sia ora di lasciare il mondo degli umani e abbandonare la forma che veste da tanti anni. Eppure sente che deve aiutare in qualche modo Yoko, che sta venendo ai patti con la scoperta di essere l’ultima discendente del monaco Miroku.

Attenzione questa copia è stata fornita da Stefania Siano.

Aspettavo questo libro dall’ottobre scorso. Per fortuna con il susseguirsi delle stagioni è tornato l’autunno, e con lui ha portato il terzo volume di questa serie di racconti a cui ormai manca solo un ultimo capitolo (a meno che Stefania non ci sorprenda con spettacolari magie). Devo confessarvi che questa serie va letta tutta d’un fiato e infatti, ora sono di nuovo in attesa del quarto volume, mi toccherò fare pressioni sulla data dell’uscita del prossimo libro. Ormai tutti i nodi sembrano essere venuti al pettine, manca solo un punto. Ed è chiaro lì ad aspettarci nel prossimo libro.

Le atmosfere, dopo poche pagine, passano a quelle romantiche che richiamano quelle dei primi volumi di Inu-Yasha.Si torna “indietro nel tempo” e ci scontra con l’ingenuità di un bakeneko, mixata alla rigidità dell’epoca (non voglio aggiungere altro perché farei spoiler). Anche in questa nuova avventura i protagonisti, ma soprattutto Koichi il kistune, prendono una forma ben definita. E’ chiaro che presto dovremo lasciarli a un finale a cui forse non siamo pronti, visto tutto l’affetto che abbiamo sviluppato per loro.

Lo stile di Stefania è evoluto e si nota quanto sia cresciuto rispetto al primo libro. Allo stesso modo i disegni di Paola che illustrano con maestria questo terzo volume che, uniti alla storia, portano a una nuova dimensione la lettura.

Un racconto che, come i precedenti, ci porta davanti all’autrice supplicanti, come Oliver Twist ripetendo la parola: “Ancora un po’ per favore”. Spero che il quarto volume arrivi presto, nel frattempo per noi appassionati non resta altro che consolarci rileggendo tutta la serie, in attesa che venga svelato finalmente il finale.

Peccati d'inverno

Recensione Peccati d’inverno di Lisa Kleypas

Evie non ha speranze. La sua famiglia vuole che sposi suo cugino e  probabilmente, appena avrà ereditato i possedimenti del padre morente, la farà fuori. La sua unica speranza è che St. Vincent la voglia sposare. Lui cerca una moglie che abbia una buona dote, lei è disposta a cedergli la sua eredità se la lascerà vivere libera.

Attenzione questo libro è stato offerto da Leggereditore.

Lo confesso, amo le D. in D. “Donzelle in Difficoltà” (se non riconoscete la citazione, disonore su di voi e anche sulla vostra mucca, lo so è un altro film, ma questo genere di citazioni sono le basi!) quindi è chiaro che questo, senza ombra di dubbio, sarebbe stato il mio romanzo preferito. Già perché l’epilogo di “Accadde in autunno” parlava chiaro: Evie aveva bisogno di un marito per scappare dalle violenze dei suoi zii. E io non vedevo l’ora di saperne di più, per questo ho letteralmente divorato questo libro in poche ore. Il problema è che il personaggio di St. Vincent non è uscito pulito da quel libro: lo abbiamo visto rapire e minacciare di stupro Lilian. In questo volume si lava l’onta salvando Evie, però forse l’autrice aveva calcato troppo la mano su di lui nel precedente libro.

Di certo il bad boy dimostra tutto il suo cuore di panna nascosto, anche se non bisogna dimenticare quanto accaduto tra lui e Lilian (certo avrà modo di redimersi, ma insomma io non lo avrei mai perdonato anche se erano solo minacce) E’ ben costruita la sua evoluzione come personaggio, forse Evie ha un cambiamento più delicato.

Nell’insieme (anche avendo già letto il quarto libro) vi posso confermare che questo è stato il volume che più ho apprezzato della quadrilogia. Mi è piaciuta la passione che ha coinvolto i due protagonisti, mi è piaciuta la loro fuga, semmai avrei voluto vederli ancora in difficoltà con la famiglia di Evie e, magari, mi sarei goduta molti altri capitoli per vederli magari un giorno figliare.

La proposta

Recensione La proposta di Mary Balogh

Lady Gwendoline Muir è una vedova molto bella, ma il suo corpo è rimasto tanto ferito quanto è segnato il suo animo. Per questo zoppica leggermente. La menomazione però non la ferma, anzi, durante una lunga escursione finisce nella proprietà del vicino e incontrerà l’ex soldato Hugo Emes, lord Trcntham, con cui potrebbe nascere una splendida storia d’amore. Ma lei è davvero pronta ad amarlo?

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Se io ho voluto iniziare davvero la lettura di questa serie lo devo al personaggio di Lady Gwendoline Muir, accennato nel volume prequel. Lo sapete benissimo che amo le protagoniste in cerca di eroe, e questa aveva tutto: la caduta da cavallo che le ha procurato quella caviglia su cui fa fatica a camminare, le ha portato via il marito e il figlio che portava in grembo. Una donna spezzata che incontra un uomo anche lui segnato, in questo caso dalla guerra, a cui vorrebbe concedersi ma non è sicura che per lei possa davvero esistere un nuovo inizio.

Andare nel profondo di entrambi i traumi che hanno segnato i due protagonisti è la chiave per appassionarsi alla storia, ma anche per cogliere la morale che ogni volume racconterà: si sopravvive a tutto, tranne la morte, quindi se si è vivi bisogna continuare a esserlo.

Lo stile di questa autrice permette al lettore di scorrere le pagine in un soffio (se non ricordo male lo lessi in meno di un giorno) e, la scelta di portare due personaggi a un nuovo inizio, ci da una chiara impronta su come questa serie sia votata a una rinascita di personaggi che hanno perso tutto, o credono di non avere un possibile futuro.

Importante è anche la scelta di imporre a Gwendoline il dovere di reagire, perché non si può solo aspettare che arrivi il proprio cavaliere dall’armatura splendente a salvarci.

Una storia di passione, sofferenze, che travolge e invita il lettore a entrare nel libro di pagina in pagina. Super consigliato per chi cerca un Historical Roamance fatto sì di passione, ma anche di tanti fazzoletti con cui asciugare le nostre lacrime

Accadde in autunno

Recensione Accadde in autunno di Lisa Kleypas

Lillian Bowman è una bella ereditiera americana con tutti i difetti tipici delle ragazze libere d’oltre oceano, un aspetto che fa inorridire Lord Westcliff che però inizia a trovare questo fiore selvatico davvero interessante…

Attenzione questo libro è stato offerto da Leggereditore.

Nuovo libro e nuova zitella che arriverà a stregare il Lord che lei stessa odia. Si è rivelata una di quelle letture tutto d’un fiato, che si divora con piacere. L’unico difetto è che l’autrice ha spinto un po’ troppo sul finale. rovinando un poco la figura di St Vincent (che nel terzo volume si redime, ma questa macchia proprio non l’ho ben digerita). Ma andiamo con ordine.

Il personaggio di Lilian è ben tratteggiato e, nella sua “volgarità” americana, crea il giusto contrasto con l’ambiente sofisticato del ton inglese. Il tema centrale è infatti quello di far uscire dal guscio di perfezione e controllo in cui vive Marcus. I matrimoni tra ereditiere americane e lord inglesi saranno sempre più comuni man mano che ci si avvicina al ‘900. Erano molto spesso mossi dalla convenienza, che viene ben accennata con l’entrata in scena di St Vincent: egli incarna il nobile che è in bancarotta, libertino, alla ricerca di una moglie che possa sanare le sue finanze. Abbiamo quindi lo spaccato della nobiltà dell’epoca, divisa tra coloro che hanno il sangue blu, ma i conti in rosso, e i primi lord che si muovono a investire e speculare nei nuovi settori che la rivoluzione industriale sta creando.

Un bellissimo romanzo che si rovina solo con il finale un poco forzato appunto su St. Vincent. Sarà infatti anche il protagonista de “Peccati d’inverno” (il terzo volume delle serie), poteva quindi essere sfruttato meglio. Il resto del romanzo però è davvero godibile e conferma il talento passionale di questa autrice.

Murder ballads

Recensione Murder ballads di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra

Storie d’amore e di sangue, il bosco a legarle tutte. Storie di assassini, di vendette e soprattutto un romanticismo macabro che solo le Murder ballads possono incarnare.

Attenzione questo albo è stato offerto da Mondadori.

Favole e racconti di macabri omicidi che il tempo trasforma in canzoni o poesie, facendo perdere le tracce della tragica storia vera da cui han tratto ispirazione, ma portando avanti quella della cruda verità sul sangue versato. L’idea di riadattare queste storie “classiche” è certamente ben riuscita. Il tratto di Daniele Serra si adatta alle storie che va a raccontare. La narrazione invece a tratta è già premessa dalle note introduttive, a volte interessanti a volte troppo “spoiler” togliendo il pathos alla storia.

Un altro tratto che mi ha convinto poco è che alcune parti del fumetto si estraniano dai fatti della Ballad, mostrando altri casi famosi a essa legati: un’idea che a volte non serve, perché ruba tavole alla storia che poteva in qualche modo raccontarle in maniera diversa.

Di certo è un volume che consiglio agli amanti delle storie cupe, chi ama i “true crime”, ma anche chi non può resistere alle tavole dalle forti dominanti cromatiche, dove a volte è solo il colore a raccontare e non l’immagine. Dal punto di vista delle storie ammetto che mi aspettavo un po’ di più. Peccato, perché le basi per godere in pieno il volume (soprattutto graficamente) ci sono tutte. Il mio consiglio é di andare in libreria e aprire una pagina a caso di questo volume, se le immagini vi colpiscono allora è la lettura per voi.

Cemetery Boys

Recensione Cemetery Boys di Aiden Thomas

Yadriel è un ragazzo trans che la famiglia non accetta completamente. Come se non bastasse ha evocato un fantasma e non riesce più a liberarsene.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Ormai è sempre più chiaro che Oscar Vault sta investendo in storie di inclusività. Trovo sia la scelta giusta: abbiamo bisogno che i lettori trovino normali questi protagonisti. Mi piacerebbe che arrivassero a loro catalogo anche volumi scritti da autori italiani, perchè abbiamo di ottimi che hanno scritto bellissime storie, con protagonisti omosessuali o trans, di  genere urban fantasy

Trovo che la tematica di accettazione sia stata ben affrontata. La contrapposizione di Yadriel con il padre che non lo accetta, diciamo che ci si affeziona subito al protagonista anche quando sbaglia per dimostrare il proprio talento e la sua identità. Ci sono diverse occasioni che attraverso questa storia, come in una bellissima metafora, che spiegano come la mancanza di accettazione della propria natura (sia essa etero, trans o gay) possa ferire moltissimo le persone.

Allo stesso tempo però la trama si rivela un pochino scontata a un lettore navigato: non che sia banale, ma si coglono alcune avvisaglie che potevano far intuire come si sarebbe potuto concludere il libro. Il mondo però in cui è ambientata la storia inizialmente aveva un aspetto che mi ricordava moltissimo Coco, ma del resto si sente la forte componente messicana, compresa la Santa Muerte, anche se io me la figuro di più come la Calavera Catrina.

Una storia ideale per chi cerca qualcosa di diverso e particolare, ideale per giovani lettori. Io la sconsiglio a chi è un lettore navigato del genere, potrebbe non apprezzarlo.

I segreti di una notte d'estate

Recensione I segreti di una notte d’estate di Lisa Kleypas

Annabelle è alla sua “ultima stagione”, la sua famiglia non se ne potrà permettere un’altra. E’ ormai chiaro che, se non troverà un marito, sarà costretta a procacciare qualcuno che la mantenga, dovendo vendere se stessa per evitare che suo fratello abbandoni gli studi. In questa disperata ricerca, che sembra infruttuosa, si rende conto che a fare da tappezzeria come lei ci sono anche Lillian, Evie e Daisy, tre ragazze che, come lei cercano, disperatamente marito. Sarà l’amicizia che le unisce a portarle a pianificare un possibile scandalo per permettere ad Annabelle di potersi sposare.

Attenzione questo libro è stato offerto da Leggereditore.

C’è da dire che i Bridgerton hanno fatto bene al genere Historical Romance. Questo volume, uscito molti anni fa con una copertina davvero poco elegante, ora torna il libreria con una veste più consona (meno pettorali e più romanticismo) anche se hanno sbagliato epoca dell’abbigliamento, spingendo sul Regency quando invece l’ambientazione è in piena epoca vittoriana.

Partiamo con il dire che è il mio primo “Kleypas” e, in unica scala di valutazione, abbiamo Julia Quinn che rappresenta il top di dolcezza, al suo opposto Mary Balogh è il più alto grado di tragggedia (la terza “g” andrebbe quasi maiuscola). Ebbene questa autrice si colloca a metà, dove non vengono a mancare elementi particolarmente duri, ma allo stesso tempo si gode la passione dei protagonisti. Ecco forse più che una scala bisognerebbe fare un grafico che comprenda romanticismo (di cui è regina la Quinn), elementi drammatici (sua signora indiscussa la Balogh) e infine la passione dove Lisa Kleypas tira fuori tutto l’eccitazione possibile che si possa trovare in un Historical Romance.

Tra gli elementi che spiccano in questo volume c’è certamente il contrasto borghesia/nobiltà, che solitamente non è mai affrontato ampiamente nei regency: veniva ancora reputato molto volgare sposarsi con un uomo sì ricco, ma privo di un titolo, e la contrapposizione dei nobili sempre più pieni di debiti perchè non educati all’idea di investire o semplicemente non in grado di amministrare correttamente il loro patrimonio. Lillian e Daisy (oltre allo stesso Simon Hunt che é appunto un figlio di macellaio arricchitosi) sono figlie di un industriale americano e per questo trattate al pari di Annabelle. Donne sì belle, e magari anche ricche, ma ritenute troppo volgari per poter trovare marito senza avere qualcuno che le introduca veramente nel ton.

Un volume molto passionale, ma anche divertente, perchè vedere queste allegre zitelle alla ricerca di un marito si è rivelata una lettura ideale per svagarsi. Un libro che consiglio a tutte le appassionate del genere che ancora non hanno ancora scoperto questa autrice. Inutile dire che ora passo subito alla lettura del secondo volume: “Accadde in autunno”.

Un'estate da ricordare

Recensione Un’estate da ricordare di Mary Balogh

Lauren non ha più speranze. Dopo essere stata lasciata sola all’altare ormai si è rassegnata all’idea di restare zitella. Kit invece sta facendo quello che gli viene meglio: scandalizzare il ton. L’incontro tra i due sancisce un patto che permetterà loro, almeno per una estate, di vivere tranquilli: un finto fidanzamento.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Da oggi e per i prossimi mesi, io e i blog In punta di carta e Reines des Livres,vi parleremo della serie “Survivors’ Club” di Mary Balogh. Oggi partiamo direttamente dal secondo volume della serie Bedwyn. In teoria potrebbe sembrare una castroneria, ma questo libro è in realtà considerato il prequel della saga che, appunto. andremo a recensirvi di volume in volume. E’ durante l’estate in cui Kit e Lauren fingeranno di essere fidanzati che incontreremo il Club dei sopravvissuti di cui fa parte anche lo stesso Kit, in quanto reduce di guerra (ovviamente parliamo di quella napoleonica).

Ricordo nitidamente che dopo la prima lettura di questo volume prequel, volli subito cercare le storie dei singoli componenti del club, scoprendo appunto questa serie. E’ stata infatti la prima volta che trovavo nelle storie tipicamente romantiche, con ambientazione storica, dei reduci di guerra che non fossero “fighi” ma in cui si vedesse la disabilità dei personaggi. E ciò non si ferma soltanto agli uomini, nel Club abbiamo anche una donna, vedova, e anche altri personaggi che compariranno nella serie, e avranno i loro tormenti. Per ora però, soffermiamoci su Kit e Lauren.

Kit sembra essere l’ennesimo libertino, invece ha delle profonde cicatrici. Allo stesso tempo Lauren potrebbe apparire come una semplice donna fredda e insensibile. Certo potrebbero sembrare delle premesse piuttosto banali e ovvie, ma questo libro mostra tutto il talento della sua autrice che sfrutta, sì due figure classiche per questo genere, ma le completa con grande maestria. La presenza dei personaggi secondari non rimane mero elemento di sfondo, anzi gli stessi vanno a completare la storia dandole una tridimensionalità unica che rende il volume unico e completo.

Una serie davvero speciale consigliatissima a tutti coloro che sono rimasti orfani dei Bridgerton, ma soprattutto a  chi di questo genere non farebbe mai meno. Ecco a voi dei libri che non sono il solito romanzo rosa storico.

Per ora è tutto, ci vediamo a Novembre per parlare del primo vero volume di questa serie dal titolo “La Proposta”.

Unravel the dusk

Recensione Unravel the dusk di Elizabeth Lim

Maia ha completato la sfida che le avevano posto, ha creato tre abiti magici e con questi è anche riuscita a liberare Edan dalla sua maledizione. Il problema è che questi abiti possono essere indossati unicamente da lei: tutto questo potrebbe riportare la guerra.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Tracciate un “no”, fatelo su un cartellone gigante, prendere un grande pennello (cinghiale, citazione per i vecchi come me). Fatto? Ecco, la mia disapprovazione per questo secondo volume è ancora più grande.

Dov’è finita la cura che avevo trovato nel primo libro? Non lo so, è andato tutto misteriosamente a ramengo da quando Maia ha liberato Edan e gli ha mentito. Poteva sicuramente andare meglio,  ma così davvero è finito tutto in vacca (termine tecnico perché nessun’altro riuscirebbe a rendere l’idea). Pagine e pagine di sapiente costruzione contraddette da questo volume. Madri dichiarate morte di parto, che hanno insegnato ai figli delle canzoni (Edan, sul serio l’hai evocata con una Ouija? Ti ha passato lo spartito e movimento?), ma anche situazioni così banali che le pagine diventano pesanti pian piano che si arriva alla fine.

Non ci siamo, personaggi che attuano delle decisioni e per caso (solo a favore di trama) ritornano senza un minimo di costruzione e o motivazione. Banalità, che mi hanno indispettita come non mai, che si susseguono. C’era davvero talento in questa storia. Non era il romanzo del secolo, ma meritava. Tutto andato in fumo in un volume due che sembra l’ennesima storia di cui la mia libreria non ha bisogno. E probabilmente nemmeno la vostra. Peccato…

Impero del vampiro

Recensione L’impero del vampiro di Jay Kristoff

Sul mondo sono calate le tenebre e il sole è solamente un ricordo. Da allora i vampiri hanno preso il potere fino a creare un impero.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Sarà una recensione lunga e ricca di riflessioni, quindi prendetevi il tempo di leggerla.

Più andavo avanti nella trama, più nella mia mente sentivo che diversi punti emanavano un vago sentore di già visto, già letto: il primo elemento è quello di trovarsi in Intervista col Vampiro all’inverso, dove il vampiro chiede a uno degli ultimi Santi d’argento di raccontare la sua vita, mentre ne prende nota e disegna i dettagli salienti della sua vita.

L’ambientazione è un medioevo che strizza l’occhio alla modernità di pistole, montacarichi, tecniche di tatuaggio e forgiatura fantastiche. Il dettaglio che rende il tutto ancora più inqueto è la mancanza del sole, coperto ormai da decenni da una notte senza stelle eterna. Ora, non voglio attaccare la sostenibilità di questo mondo che si adatta, in maniera troppo ordinata, alle nuove giornate oscure il cui unico problema è la comparsa di insolite creature fredde e succhia sangue. Scorrendo le pagine molti elementi mi hanno riportata a Trinity Blood; mi sono ritrovata a storcere vistosamente il naso. Non so se sono solo io a trovare questa similitudine in diversi passaggi, non so nemmeno se sia una ispirazione involontaria, però da un certo momento in poi, il protagonisti ha iniziato a vestire i panni di Abel Nightroad con capello moro. Come se non bastasse la scelta dell’abbigliamento mi ha riportato a the Witcher. Insomma nulla mi sembrava nuovo e avvincente, ma un semplice miscuglio di vari elementi cult.

Insomma è una brutta copia di qualcosa di già visto? Diciamo che per la maggiore è così, non in cattiveria, è vero che ormai del vampiro si è scritto di tutto e di più, però dall’uomo che viene celebrato come un grande maestro del genere fantasy contemporaneo, mi aspettavo molto di più.

Il fatto che il volume sia illustrato è una cosa di pregio e che vorrei accadesse più spesso nei libri, non perché le storie abbiano bisogno di immagini per raccontare la propria visione del mondo, ma più semplicemente perché lo arricchisce. E per quanto non dia pieni voti a questo libro, vi confesso che approvo la scelta (forse per alcuni pomposa) di averlo pubblicato illustrato. In parole povere lo comprerei solo per la grafica.

Ultimo appunto che devo fare è sullo stile dell’autore. Anche qui andiamo per gradi: la poetica di alcune frasi ha un filo di pressapochismo, sono arzigogolate, degne di finire scritte sui diari (si fa ancora, vero?) perché sono profonde e pregne del senso della vita, ma che se lette con un minimo di cognizione di causa hanno lo stesso effetto di quelle scritte nei baci perugina mentre sei single.

Altro elemento stilistico è la violenza. L’autore sa scrivere e sa manipolare il lettore attraverso le scene più forti, ma se si prende il testo senza essere coinvolti (come mi è successo quasi da subito) si vede benissimo che sono più scelte narrative “trasgry”, non perché la violenza serva a far empatizzare il lettore (ciò lo fanno, ma il problema è l’eccesso), ma per dire “vah, vah che violenza potente! Empatizza lettore, ma soprattutto rimani sconvolto, cioè cose così non le vedi altrove”. La realtà è che tutte queste scelte mi sembrano messe lì solo per fare scena, non per portare avanti la trama o dare un chiaro significato al lettore, sono fini a se stesse e se ci fosse stata meno violenza avrebbero trasmesso lo stesso significato.

Insomma tutto questo scalpore, questo hype, sfumano dietro a una storia che sa di piatto riscaldato, con una spruzzata di illustrazioni accattivanti servito con meri espedienti narrativi che funzionano solo su giovani lettori, che del genere vampiresco hanno letto poco o nulla.