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  • Infelici e Scontenti

    Infelici e Scontenti

    ***Fuori commercio***
    ***Nuova edizione fuori commercio***

    Nell’immaginario collettivo le fiabe possono finire solo con il classico “… e vissero felici e contenti”. Eppure, chi non si è mai chiesto cosa è successo dopo? Che cosa accadde a Belle dopo la rottura dell’incantesimo? Jasmine, che ha sempre sognato di scappare da palazzo, è felice della sua vita? I racconti si aprono sul finale disneyano che conosciamo tutti e proseguono con la narrazione di fatti tenuti nascosti: l’eroina diviene fautrice della propria infelicità. Cenerentola si ritrova sposata con un principe che la considera un giocattolo sessuale, Ariel scopre che non è diventata davvero umana e che le manca la possibilità di procreare, Alice, che avrebbe voluto crescere e diventare donna, si ritrova a rimpiangere il Paese delle Meraviglie e la spensieratezza dell’infanzia… Agli occhi delle protagoniste, una scelta: assecondare la sfortuna e stringere i denti oppure sfidarla e soccombere.

  • Infelici e Scontenti – Il giorno dopo il lieto fine

    “C’era una volta”… e poi!?
    Alice Chimera svela il lato oscuro delle fiabe più amate, conducendo il lettore in un inaspettato mondo di orrori nascosti dopo la frase “e vissero felici e contenti”. Biancaneve, Cenerentola, Ariel, Aurora, Belle, Jasmine e Alice: le loro vite si trasformano in incubi. Mele avvelenate, mariti crudeli, sogni infranti e l’amara consapevolezza che, l’infanzia e l’incanto, sono un ricordo lontano. Preparati a un viaggio inquietante nel cuore delle fiabe, dove la magia si trasforma in tormento.
    Una lettura non adatta ai deboli di cuore.

  • Fidanzati dell'inverno

    L’Attraversaspecchi – Fidanzati dell’inverno

    Il libro di cui vi parlo oggi è il primo di una quadrilogia che certamente avrete già visto. Lo si trova facilmente nelle librerie e, bene o male, blogger e addetti del settore lo hanno letto. Quando scoprii che era in arrivo in Italia ero molto felice, vedere un editore specializzato in narrativa di un certo livello puntare a un libro per giovani lettori con tematiche fantastiche, mi ha ridato speranza, esistono ancora case editrici che credono davvero nel genere fantastico.

    Sto ovviamente parlando della serie “L’attraversaspecchi” di cui “I fidanzati d’inverno” è il primo volume. La storia comincia con la sua protagonista, Ofelia che vive su Anima, una piccola porzione di mondo che vaga nello spazio, ha rifiutato diversi pretendenti, ma ora le imporranno il matrimonio con un nobile di Polo, un’arca come Anima, lontanissima e dove c’è un inverno rigidissimo e perenne. Cosa vorrà da lei il misterioso pretendente? Già perché Ofelia è una ragazza come tante altre, ma ha un grande talento, al solo tocco può leggere la storia degli oggetti, oltre a ciò può attraversare gli specchi.

    Potrebbe sembrare la solita storia, un “orgoglio e pregiudizio” con un pizzico di fantasy, invece questa saga punta subito il piede e fa capire che non è solo una storia. il Wordbuilding alle spalle dei personaggi lo potrei paragonare solo a quello di “Harry Potter” (e non esagero) con una cura e una sapienza da parte dell’autrice davvero immensa. Di solito paragonare un libro al successo potteriano è sempre una scelta commerciale, ma in questo caso vi garantisco che ci sono pochi altri libri che paragonerei allo sfregiato inglese più famoso al mondo. No, Ofelia non è l’Hermione di turno, l’autrice sa scrivere, tanto che i primi capitoli si divorano che è una meraviglia e il contrasto del mondo di Polo, è uno schiaffo per il lettore che si innamora di Anima, un mondo che ricorda le atmosfere del castello animato de “La bella e la bestia” dove ogni oggetto è vivo e in qualche modo parla.

    La protagonista mi piace moltissimo, adoro il fatto che viva degli eventi molto complessi e nonostante quello che è costretta ad affrontare non cade nel cliché della fanciulla in difficoltà che si deve far salvare, e nemmeno in quello dell’eroina, è semplicemente Ofelia, coerente con se stessa e i suoi mille difetti. La controparte maschile, Thorn, non è il figaccione, anzi è alto, molto magro e pure con un naso grosso pieno di brutte cicatrici, ecco un altro plauso perché se lo si dovrà amare, lo si farà per le sue azioni e non certo per l’addominale scolpito.

    Altro pregio di questo libro, ma lo è anche per gli altri volumi della serie, è la copertina, una delle più semplici e d’effetto che abbia visto nelle librerie da molto tempo, sinonimo che spesso il fantasy non ha bisogno di troppi colori o immagini d’effetto, a volte essere minimal premia.

    Perché avere questo libro nella vostra libreria? Beh se amate il genere non può mancare. Se invece cercate qualcosa di diverso, beh, questo è davvero un libro diverso. Infine trovo che sia un ottimo libro da leggere con un figlio o figlia, vi garantisco che oltre a essere scritto bene, potrebbe essere un ottimo modo per coinvolgere i lettori giovani, troppo spesso soffocati da consigli scolastici fermi a quarant’anni fa…

  • Inverno si era sbagliato

    L’inverno si era sbagliato

    Penso fu Adriano Barone a spiegarmi come nel mercato anglofono esistessero solo tre momenti storici fondamentali per ambientare una storia: la guerra dei cent’anni, la rivoluzione industriare e infine il nazismo (seconda guerra mondiale fa troppo tecnico). Ora, se ci pensate la maggior parte dei romanzi storici di origine inglese hanno queste tre ambientazioni come capo saldo, sono stati tre momenti storici che vogliono l’Inghilterra come punto centrale del mondo, a paragone se ci pensate noi abbiamo i romani e il rinascimento, quindi è normale che abbiano scelto di dare spazio e risalto a quelle epoche. Per fortuna si trovano eccezioni degne di lode come per esempio “L’inverno si era sbagliato” di Louisa Young.

    L’incontro tra Riley e Nadine avviene al parco, sono ancora bambini quando le loro strade si intrecciano, lei figlia della Londra bene mentre lui è figlio di operai. Un incontro fortuito, un invito a casa per cambiare i vestiti zuppi di neve e un artista che si prenderà cura degli studi di quel ragazzo sveglio. Ma la realtà è che crescendo quei due ragazzi hanno iniziato ad amarsi, Nadine è troppo per un ragazzo senza una famiglia dell’alta società e senza un futuro. Per questo e anche per mille altri dubbi Riley si arruola per combattere nella grande guerra appena scoppiata, andrà in Francia a liberare il Belgio dai tedeschi. Un conflitto scoppiato e che sembra essere facile da vincere. Gli orrori della trincea della prima grande guerra mondiale cambieranno tutto.

    Lo so cosa state pensando: è un romanzo d’amore. Sì avete ragione, ma se questo è il problema che vedete nella trama, state vedendo il libro nel modo sbagliato. Certo è un romanzo con una struggente storia romantica, ma il punto è la sua collocazione storica: la prima guerra mondiale. Si dimenticano gli orrori di tutti quei ragazzi che partirono convinti che quel conflitto sarebbe durato un attimo e non tornarono più a casa, in quella prima moderna guerra dove si combatteva nelle trincee, senza avanzare per mesi, trovandosi circondati da cadaveri, con la speranza di essere ferito abbastanza per un rimpatrio.

    In questo sfondo che non ha nulla di zuccheroso si svolge una storia d’amore semplice scandita da lettere, incomprensioni create dalla cruda realtà del campo di battaglia. Sebbene il libro parli di tre donne è Nadine la protagonista con Riley che un fortuito intreccio lega a Julia prima e poi a Rose e al capitano Stocke.

    L’accuratezza storica è ben curata e vengono anche proposte delle casistiche sanitarie (non entro nello specifico per non fare spoiler) che i giovani ignorano di quella guerra combattuta agli albori della medicina moderna.

    Dimenticate Downton Abbey, qui si vive l’Inghilterra più comune di quegli anni davvero unici e che non andrebbero dimenticati; una storia fortemente romantica ma anche dura. Un libro di cui in Italia è arrivato anche il seguito, dal titolo “I giorni del ritorno”, ma che si è fermato solo a questi due volumi quando invece avrebbe potuto continuare la serie portando avanti la vita difficile dei personaggi in quei momenti storici così ricchi e complessi. Da recuperare per la vostra libreria, fidatevi, non ve ne pentirete.

  • Ombra del commissario Sensi

    L’ombra del commissario Sensi

    Innamorarsi del protagonista di un libro è una cosa normalissima, ma trovare la propria anima gemella, quella è tutta un’altra storia, eppure ci sono riuscita.

    Il commissario Sensi non è un sex symbol, Ermanno non è nemmeno un nome così poetico, se a tutto questo, poi, si aggiunge che è un amante della musica rock metallica, che si presenta in caserma sempre in ritardo e scolandosi una red bull, prodigandosi a delegare le sue pratiche per dedicarsi a scaricare in maniera illegale album e video dei gruppi che più ama, nell’insieme si capisce che non è un santo e nemmeno il tipo per cui si perderebbe la testa leggendo un libro.

    Quello che però amerete di lui è l’aspetto tenebroso e intrigante legato ha un passato torbido: in una missione sotto copertura ha vissuto con dei satanisti, arrivando a svolgere riti indicibili e soprattutto trovandosi con un demone imprigionato nel suo corpo.

    Ermanno Sensi con la sua comicità nera lo rendono unico diverso da ogni antieroe, si contrappone alla sua squadra, sempre diligente e pronta a risolvere con lui, i casi più insoliti che sembrano incontrare per caso la sua strada, anche se troppo spesso, per arrivare alla soluzione deve usare quel maledetto demone che vive ormai dentro di lui.

    Una storia ambientata in una La Spezia che trasuda dalle pagine, mostrando quanto l’autrice conosca e ami la città in cui vive, tanto che anche noi lettori riusciamo a visitarla di pagina in pagina. Un romanzo nero come il suo protagonista, “L’ombra del Commissario Sensi” ha dato inizio di una saga che conta quattro volumi e una raccolta di racconti, il tutto nonostante il suo protagonista e la sua poca voglia di indagare e lasciarsi scoprire.

    Un modo per entrare nel mondo dell’Urban Fantasy più puro, tanto che quasi lo si confonde con un thriller. Un protagonista che spero un giorno di sposare. Una autrice che mi auguro scriva ancora molto, molto altro su di lui e non solo.

  • La ragazza dai piedi di vetro

    La ragazza dai piedi di vetro

    Tra i libri diversi devo proprio trovare il tempo di parlarvi di quelle storie che intrecciano elementi magici con il nostro mondo in maniera davvero unica. Nel settore questi libri vengono catalogati con il genere che porta il nome di realismo magico, una sfumatura molto tenue di narrativa fantastica, ma da non sottovalutare: è nelle sfumature che sembrano avere poca forza rispetto ai colori sgargianti che troviamo storie davvero profonde, potenti e pronte a lasciare un segno. La ragazza dai piedi di vetro è uno degli esempi migliori.

    Midas con un passato difficile e che ama scattare fotografie che incontra Ida, una ragazza che cerca disperatamente un uomo giapponese che dovrebbe appunto vivere sull’isola dove abita il protagonista. L’elemento surreale in questo incontro è la strana malattia di Ida, infatti lei ha bisogno di questo uomo perché crede sia l’unico che possa aiutarla, ora che lei si sta trasformando in vetro.

    Questo libro è un racconto tra la favola moderna e la poesia, dove il passato e il presente dei personaggi si intrecciano alla perfezione con le leggende di uomini di vetro affondati nelle paludi, un vortice di eventi che raccontano la delicatezza del vetro delle nostre anime.

    Si tratta di un volume piuttosto vecchio, ricontrollando lo lessi nel 2013, di cui ricordo con estrema dolcezza la lettura e ancora oggi mi domando come mai non sia consigliato a giovani lettori o a chi cerca una buona storia; forse è arrivato troppo tardi, quando ormai questo genere di storie non erano abbastanza per i giovani, e temo troppo fantastiche per gli adulti. Non è una storiella leggera, non è nemmeno un romanzo serio, è una storia fine per cuori infranti o palpitanti di amore, una storia che rievoca le emozioni ormai cristallizzate dal vivere comune o che da nuovo vigore ai sognatori, un libro che insegna a sopravvivere attraverso una splendida morale di accettazione e rivalsa al male moderno che, consumandoci di giorno in giorno, ci trasforma in freddo vetro.

  • La ragazza dei fiori morti

    La ragazza dei fiori morti – La morte è solo l’inizio

    Clara lavora a stretto contatto con la morte. È lei che si occupa delle spoglie dei defunti, li prepara per i loro ultimi giorni prima di essere cremati o sepolti. Ed è proprio dopo aver preparato un corpo che incontra una misteriosa bambina.

    La vita di un libro è molto breve. Ogni anno escono un numero spropositato di pubblicazioni e questa, del 2010, mi era proprio sfuggita. È stato quasi il caso a volere il nostro incontro. L’ho sentito citato su instagram e, visto che era la protagonista era una tanatoesteta, quando l’ho trovato usato a un prezzo ridicolo mi sono incuriosita: ho cliccato subito su compra, e ancora oggi mi congratulo con me stessa per la splendida scelta.

    La storia è semplice: Clara ha un routine fuori dal normale, affronta con delicatezza, e quotidianamente, la morte. Il suo lavoro, per quanto macabro, ha dietro a ogni suo gesto una spiegazione profonda: c’è raffinatezza fino a far capire quanto lei sia un tramite tra il mondo dei vivi e l’inevitabile fine.

    Non c’è niente di superfluo, tra le pagine le uniche vicende sono quelle che accompagnano il lettore ad amare la protagonista e a preoccuparsi per quella misteriosa bambina che le compare accanto. A questo si aggiungono alcuni flashback che daranno maggior spessore al personaggio di Clara.

    Un libro che mi sento di consigliare a tutti coloro che sono in cerca di una lettura veloce, ma non per questo superficiale. Un libro che tratta la morte quasi in maniera romantica. Una storia che parla di vita, senza mai far dimenticare al lettore che la morte tocca a tutti prima o poi.

  • La signora Frisby

    La signora Frisby e i ratti del Nimh

    Potrei scrivervi decine di pagine per parlarvi di questo libro, potrei evocare il lungometraggio che ha segnato la mia infanzia come nessun’altra esperienza, ma questa non è la rubrica dedicata alle lunghe disquisizioni su ciò che amo. Qui si parla di libri diversi, unici, e questa favola ha qualcosa che difficilmente troverete in altri libri.

    Da troppo tempo la letteratura per giovani lettori ha travisato, a mio avviso, il bisogno di proteggere i giovani lettori dal lato oscuro della vita. Troppo spesso le favole sono avventure fantastiche in cui difficoltà e sfortune si combattono per ottenere la vittoria, tropo spesso si parla di mondi il cui fondale è rose e fiori. L’edulcorazione di una storia è votata a proteggere il giovane lettore da traumi o preoccupazioni, ebbene questa favola di topolini e ratti è molto onesta.

    La storia di una giovane topolina vedova che deve salvare la sua casa e la vita di uno dei suoi quattro figli dall’arrivo dell’aratro. Una topina che non solo affronta la dura realtà e racconta non solo coraggio e temerarietà, ma arriva a portare agli occhi del lettore la tematica della crudeltà sugli animali usati nelle sperimentazioni.

    Se tra di voi ci sono madri, mi aspetto il classico commento in stile Simpsoniano, “qualcuno pensi ai bambini”, e voglio subito frenare gli allarmismi: non è una storia cruda, è un modo delicato e onesto per parlare e raccontare il mondo reale e la vita ai giovani lettori. Non sarà negandogli un libro come questo a tenerli lontani da concetti forti come la malattia o il lutto, semmai sono proprio questi libri che aiutano a capire quanto non si possa vivere sotto una campana di vetro per sempre.

    Un libro pregno di semplicità che spiega la profondità delle tante sfaccettature della vita, insegnando che anche se da sola con dei figli, una donna non deve mai abbattersi alle difficoltà e anzi può diventare eroina facendo del suo meglio, senza bisogno di calzamaglie, scollature e messa in piega. Questo libro è una favola moderna che proprio non può mancare nella vostra libreria.

     

     

  • La sovrana lettrice

    La sovrana lettrice

    La regina d’Inghilterra, Elisabetta II, scopre l’amore per la lettura, e ne diventa così ossessionata da cercare di coinvolgere non solo lo entourage e chiunque le capiti a tiro, ma anche i capi di stato in visita sono costretti a parlare di libri. La sua vita legata al potere cambia radicalmente, piegandosi al bisogno di leggere sempre e a ricercare l’amore per la lettura in chi la circonda.

    Sono in grado di finire libri di cinquecento pagine in meno di ventiquattro ore, ma questo volume di appena novantacinque ha richiesto molto tempo. Non è la storia a essere il punto cardine di ciò che si sta leggendo, sono le sfumature sul leggere che l’autore cerca di trasmettere. Perché l’uomo legge? Perché scrive? Il personaggio sfruttato ha un certo impatto sul lettore, sarei curiosa di sapere se sarebbe stato in grado di darci la medesima visione del mondo letterario attraverso un altro personaggio meno famoso. Quasi certamente il risultato sarebbe stato identico, ma spicca la forza del vedere una donna anziana cominciare a leggere voracemente, come divorasse biscotti, una donna che non è una persona normale, è una regina, ha dei doveri ed è piegata a rigide regole di etichetta e di Stato. Ebbene vederla evadere (non è nemmeno vero che lo farà, ma non posso spiegarvelo per capire dovrete leggere il libro) da una corona che sarà sul suo capo fino alla morte, smuove nel lettore una ricerca. Ecco che tra le letture di Sua Maestà compaiono libri già visti. Si ha quasi l’impulso di cercare quelli sconosciuti alla propria lista di lettura per essere al passo con la corona.

    Un libro che parla di libri potrebbe sembrare un’idea inflazionata, banale e senza troppe pretese, eppure nelle sue poche pagine si trova altro. Per questo a mio parere non lo divorerete in pochi minuti. Questo libro è stato il mio primissimo Adelphi, un primo assaggio alla letteratura che troppo spesso le librerie commerciali trovano poco vendibile ma che può arrivare ad aprire gli occhi dei lettori.

    Un volume piccino piccino, ideale per finire incastrato in piccoli spazi delle nostre affollate librerie, ma anche ideale per chi vuole capire perché si arrivi a case stracolme di libri.

  • La spia del mare

    La spia del mare

    Prima di parlarvi di questo libro, devo fare una parentesi sulla sua autrice. Ho scelto di parlare di questo volume perché è quello che ho terminato più di recente, ma questa donna ha scritto anche la saga di Black Friars, qualcosa che mi viene difficile descrivervi dopo così tanti anni, ma se già questo libro vi attira, date un occhio anche a questa serie, perché se c’è qualcuno che pagherei per scrivere a tempo pieno, quella è Virginia de Winter, e non per leggere solo dei suoi personaggi famosi, ma su qualsiasi romanzo con una componente fantastica che esca dalla sua mente. I motivi ve li spiegherò parlandovi di questo romanzo.

    Cordelia è una spia inglese. Prende il posto della gemella veneziana Cassandra per poter obbedire al ricatto del padre che la vuole pronta a commettere omicidi e inganni per salvare la Serenissima. L’impresa però è ardua perché alcuni uomini che si nascondono dietro alle maschere della commedia dell’arte, sembrano morire e poi ritornare alla vita. Come se non bastasse il fidanzato della sorella sospetta di lei.

    La bravura dell’autrice arriva a dare forma a storie così autentiche e magiche che gli elementi fantastici divengono dati di fatto: se scrive che nella Venezia libertina di metà settecento ci sono omicidi e morti che risorgono, in più punti vi verrà normale pensare “sì, sono esistiti non è solo un romanzo”. Nel 2019 ho incontrato l’autrice e questa mi ha confessato che per scrivere il libro lei aveva fatto delle ricerche infinite fino a conoscere Venezia e le sue calli a memoria, e leggendo questo si sente e difficilmente potrete trovare elementi che stonano con l’epoca e l’ambientazione.

    Non starò a tessere altre lodi mielose per questa autrice per tutto questo articolo, ma sono onesta amo il suo stile e i personaggi che inizialmente sembrano solo di carta in pochi capitoli sono accanto a voi quasi vi girassero loro stessi le pagine; l’altero Cassian, il dissoluto Casanova sono proprio ben caratterizzati e non di meno la protagonista Cordelia.

    La trama che si snoda pian piano davanti al lettore non è affatto banale o troppo ricercata, è un buon giallo storico che include molti elementi fantasy, ma ci permette di saggiare la vita veneziana fatta di maschere e lussuriosi incontri in gondola. Venezia e l’intrigo sono fatti per stare a braccetto e l’autrice non fa altro che metterci del suo per rendere il tutto coinvolgente e meraviglioso.

    Ancora oggi, dopo tanto tempo dalla sua lettura, vi confermo che è sta una lettura travolgente, di quelle che troppo spesso ti chiedono di restare sveglie le notti con lei perché il mattino non può arrivare senza che tu sappia, senza che un altro capitolo sia letto.

    Agli amanti del genere fantastico storico lo consiglio senza alcun dubbio. Leggete romance e non lo avete letto? La vostra è follia allo stato puro!

  • Le ferite originali

    Le ferite originali

    “Devi leggerlo”. Bene o male, quando si finiva col parlare di libri “belli, belli; belli in modo assurdo” (Citazone da Zoolander), inevitabilmente la mia cara amica scrittrice Magherita Fray citava Eleonora C. Caruso e il suo Le ferite originali, il libro di cui ora devo parlarvi.

    Era da tempo che non segnavo un libro in questo scaffale, dove raccolgo quelle letture che sono speciali. Un altare dedicato a quella narrativa che lascia qualcosa nei lettori, che semplicemente si distingue.

    Ecco quindi che, dopo tanto silenzio, arriva questo libro che è devastante. Schietto. Ben scritto. Con personaggi troppo vivi da toccarci l’anima e ferirla con i loro mille errori. Christian è un Puck milanese, uno spirito del caos nelle vite delle persone che avvicina. Così odioso, così amabile, così intenso da risultare quasi come tossico, ma che capendolo sempre di più, non si può far altro che amarlo.

    E Dafne… Non ci sono parole per raccontare la grandezza di questa ragazza (almeno senza rischiare di fare degli spoiler).

    Il registro di Eleonora utilizzato nella narrazione è ricco. Da troppo tempo non trovavo libri scritti così bene, sfruttando tutta la nostra lingua non solo per raccontare e descrivere. Alcune frasi sono belle, perfette, quasi fossero composizioni poetiche. Ed è evidente che, come un pittore che ha molto studiato, ogni pennellata o singola parola vanno a comporre un quadro complesso se visto solo in parte. Quando ci si rende conto dell’immensità della tela da lei dipinta si può restare solo a bocca aperta.

    Inoltre ai protagonisti se ne aggiunge un altro, meno palese: Milano. Conoscendo la città, vederla descritta è sempre strano. A volte si vedono gli occhi da turista che non colgono tutto. A volte occhi annoiati la raccontano come un cliché. Eleonora no, tira fuori il meglio e il peggio. Milano è Milano, quella che vedo ogni giorno, quella che amo e allo stesso tempo odio. Porta tutte le sue contraddizioni che la rendono la capitale del lusso e del degrado sociale. Se volete sapere davvero com’è Milano, lo potete vedere tra le pagine di questo libro.

    Vi confesso che forse non è un libro per tutti. Le tematiche trattate sono crude, il modo con cui sono esposte è onesto, tanto da essere a volte troppo. Eppure non leggiamo perché è bello, vogliamo anche questo. Fatevi male con questa storia. Forse ne soffrirete, ma non sarà stato per nulla.

  • Leviathan

    Leviathan – La trilogia

    Ci sono generi che in Italia arrivano a fatica, uno di questi è il Dieselpunk. Magari qualcuno di voi avrà sentito parlare dello Steampunk, suo parente prossimo, ma di Dieselpunk la vedo davvero dura; semplificando, se nel primo il vapore unito all’ingegneria ha portato un forte avanzamento tecnologico per l’epoca vittoriana, nel secondo ci troviamo nel primo ventennio del novecento e il petrolio ha dato la chiave per costruire macchine e robot per combattere. Capite bene che dovevo parlarvi di questo filone fantastico, perché davvero intrigante oltre che raro nelle nostre librerie.

    Torniamo però a parlare della Trilogia di Leviathan, siamo nel 1914 e a Sarajevo l’arciduca è appena stato assassinato, suo figlio, rimasto a Praga, deve scappare su un camminatore verso la Svizzera in cerca di salvezza. Parallelamente a Londra Deryn Sharp, sta fingendo di essere un ragazzo di nome Dylan per poter entrare nell’aereonautica e proseguire la passione del padre per il volo, un colpo di sfortuna la farà arrivare a bordo del Leviathan, una creatura-dirigibile. L’incontro di questi ragazzi, con lo scoppio della prima guerra mondiale sono le basi della storia.

    Il genere e la trama già dovrebbero bastarvi per farvi capire che non ci troviamo davanti al solito libro, e anche se ideale per un pubblico adolescente, io me ne sono innamorata per le finezze che troverete tra le sue pagine. Si tratta di un volume illustrato, le immagini ben curate, accompagnano il lettore nella storia e se pensate che possa renderlo infantile, vi dico che a volte vedere le macchine, i personaggi e le creature descritte è un buon modo per far confrontare il lettore e la sua fantasia con quello che invece qualcun altro ha interpretato.

    Non fermiamoci però al semplice aspetto del libro, tra gli elementi che ho apprezzato c’è la contrapposizione di Cigolanti e Darwinisti. I Cigolanti, o meglio gli abitanti del continente europeo, soprattutto Germania e Austria, sono chiamati in questo modo perché hanno sviluppato la robotica per il suo utilizzo sui campi di battaglia e nella vita di tutti i giorni. I Darwinisti sono invece lo schieramento opposto, in prima linea troviamo l’Inghilterra, paese dove le scoperte di Charles Darwin hanno portato a una rivoluzione: le macchine sono infatti sostituite da creature di sintesi, assemblate con vari finalmente di DNA a comporre creature in grado di svolgere i compiti più disparati: il Leviathan è appunto una creatura di sintesi, creata dall’unione di varie specie è in grado di generare idrogeno per poter riempire la propria pancia di balena gigante e volare. Due schieramenti che si troveranno a combattere in guerra cercando di capire chi potrà prevalere tra le macchine e gli animali di sintesi. Un grande lavoro per costruire un mondo coerente con l’epoca trattata senza che però gli elementi di pura invenzione si rivelino estranei. No, ognuno invece si adatta alla perfezione alla politica di quegli anni, con un sapiente lavoro non solo di costruzione del mondo, ma anche di conoscenze storiche da parte dell’autore.

    Questa trilogia racchiusa in un libro, piega i fatti storici con delicatezza per restituire una narrazione che potrebbe essere verosimile, mostrando che a volte si può introdurre il fantastico nel nostro passato, senza fuggire in mondi paralleli, o luoghi incantati. Un’avventura per chi ama le storie ambientate nel passato, strizzando l’occhio a chi cerca qualcosa di speciale, di magico ma anche di coerente.

  • Estate che sciolse ogni cosa

    L’estate che sciolse ogni cosa

    Il modo in cui i libri arrivano a un lettore è spesso un percorso insolito. Questo è uno di quei libri che sono arrivati seguendo quel caso che troppo spesso si rivela sinonimo di consiglio giusto al momento giusto. Il nostro incontro è stato generato dal programma Podcast di Matteo Bibianchi, Copertina. Tra i volumi consigliati della prima puntata si parla di un romanzo potentissimo, dove il diavolo viene invitato in una piccola cittadina americana, ebbene un bambino risponde a questa chiamata portando con se un’estate torrida e sconvolgente.

    Spiegare questo libro non è facile, ma del resto nemmeno il suo editore è un tipo per tutti. Atlantide infatti pubblica edizioni con materiali ricercati, numera le copie, più che libri sono oggetti d’arte e il loro prezzo rispecchia il loro valore. Il contenuto di questi volumi è molto intenso, leggendo ”L’estate che sciolse ogni cosa” ogni cinque pagine mi sembrava di averne lette cento, non per i fatti ma per il fiume di emozioni e pensieri che travolgono il lettore; non dimentichiamo l’afa, la sensazione di impossibilità di trovare refrigerio solo aprendo le pagine del libro.

    Lo devo confessare, non è un libro per tutti, ma se affronterete il suo prezzo, scalerete i primi capitoli, ecco che la vetta, la tremenda fine che avrete conquistato vi resterà dentro, un po’ come se si fosse sciolto anche in voi qualcosa definitivamente lasciando solo il vuoto di una storia che non si può raccontare.

  • Mappe – Antologia Turno di Notte XV

    Da un incipit di Carlo Lucarelli.
    Ci sono mappe che possono salvarti la vita. Fisiche, virtuali, mentali, ti indicano la giusta direzione. E ce ne sono altre che possono fartela perdere.
    Perchè anche se indicano i pericoli, con teschi e le croci come quelle dei prirati, è proprio lì, inspiegabilmente, che vai a finire.

     

  • Maria nata per la libertà

    Maria – Nata per la libertà

    Nella canzone “Il sentiero dei nidi di ragno” di Lowlow, chiaro riferimento all’opera omonima di Italo Calvino, una strofa dice: “Però conosco un posto che altri non sanno, dopo il bosco nero, il sentiero dei nidi di ragno, quando i grilli canteranno, gli adulti balleranno insieme sopra le ossa dei partigiani seppelliti in mezzo al fango”. È una canzone che ascolto spesso mentre guido; quelle frasi hanno un sapore molto diverso ora che ho letto questo libro. Questo rende speciale la nuova pubblicazione di Amalia Frontali: la capacità di dare una forma a quella parte di storia che troppo spesso rimane giusto citata nelle pagine dei libri scolastici. Ridona voce a tutti quei monumenti che sono ricordati giusto con qualche corona di alloro a ogni anniversario, simboli che pochi di noi associano alla storia del nostro paese.

    Si sente l’amore per la vita, la speranza, uomini e donne che hanno fatto qualcosa. Persone che si sono sporcate le mani di sangue per poter dare un futuro a questo paese, che, guardandomi in giro, quasi mi sembra non se lo meriti.

    Parliamo del libro però, non voglio scaldare gli animi, anche se il turbamento rimane. Noi che camminiamo per quei sentieri sotto cui riposano le persone che hanno creduto nella liberazione del nostro paese. Maria non è un personaggio romanzato, è semplicemente lei, raccontata da una scrittrice che conosce la storia e riesce a portare la sua passione su carta, tanto da tenere incollati i lettori, mentre racconta loro la guerriglia, i rastrellamenti e le fughe nei boschi, teatro di sparatorie e assalti esplosivi.

    Maria è scappata in montagna, non per vocazione, ma perché è stata costretta. È una donna che non ha mai combattuto, semplicemente voleva essere libera, voleva fare la cosa giusta, e quello che sapeva fare era curare la gente. Anche se non era un dottore, ma solo una semplice infermiera.

    Non è un libro buonista e non vuole solo intrattenere. Maria attraverso la penna di Amalia ci insegna la storia, ma soprattutto a smetterla di festeggiare il 25 aprile come se fosse una semplice festa evidenziata in rosso sul calendario. Perché quel colore non è un semplice avviso, quel rosso è di tutto quel sangue che è stato versato per la nostra libertà.

  • Turno di Notte XIV

    Meraviglia – Antologia Turno di Notte XIV

    Da un incipit di Carlo Lucarelli.
    Non è facile raccontare una storia meravigliosa.
    Anche perché non è detto che la meraviglia scaturisca soltanto dalle cose belle.
    Ma bisogna farlo, perché ci sono cose che potranno anche essere incredibili e fantastiche, piene di bellezza o di orrore, di commozione e dolcezza, così meravigliose da troncare il fiato in bocca spalancata, ma se nessuno le conosce è come se non fossero mai esistite.
    Però non p facile raccontarle.
    Da dove cominciare?
    Ecco, in questo caso, per una volta tanto, forse è necessario partire dalla fine.