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  • Non contate su di me

    Non contate su di me

    La forza di un libro, sta nel riuscire a lasciare qualcosa al lettore. È per questo che dopo tanto tempo, ancora ricordo questo magistrale capolavoro di Antonio Schiena. Primo è un ragazzo molto solitario che sfoga tutto nella scrittura. Futura invece ha la passione per i tentativi di buttarsi dal tetto e vuole scoprire cosa le stanno tenendo segreto. È sul tetto che Primo e Futura si incontrano, lei in procinto di uccidersi, lui che cerca solo un po’ di pace per distruggere ciò che ha scritto. Futura capisce che non è un caso, lui l’ha salvata, ma Primo in realtà non vuole avere a che fare con quella pazza. E nemmeno con le altre persone.

    Dove collocarlo nelle nostre librerie? È un giallo? Un viaggio introspettivo nelle ombre del nostro mondo? È semplicemente narrativa che filosofeggia? Io questo, lo ammetto, non so dirlo. Inizio a sospettare che dovrò fare uno scaffale solo per questo autore sotto alla targhetta “al di fuori di ogni canone”. Vi posso solo confermare che è un libro incredibile, profondo e che quasi avrei sottolineato (cosa che non faccio neanche sotto tortura o per necessità) per tenere traccia di quelle decine di passaggi che sembrano frasi fatte, e che invece raccontano questa società sempre più sola, sempre meno pronta a fare qualcosa, alla ricerca di felicità, e che accetta colpe altrui ignorando che potrebbe scoprire la verità su di esse.

    Una storia che sta in piedi anche quando non si capisce se la pazzia di Futura sia vera o semplicemente frutto delle incomprensioni di Primo: perché tante cose avvalorano le teorie strampalate di Futura, ma sembrano enfatizzate solo dalle sue ossessioni. Non vi dico molto altro perché lo spoiler è tremendamente facile da lasciarsi scappare con un libro come questo.

    Lo consiglio a giovani lettori, perché è una storia che si lascia leggere e rispecchia molto il nostro oggi. Lo consiglio a chi è navigato e cerca qualcosa di insolito. Infine lo consiglio a chi cerca qualcosa di speciale, da rileggere anche dopo anni assaporandolo come se fosse completamente nuovo. Un libro così bello che merita di essere prestato e fatto scoprire in ogni dove. In parole povere un Antonio Schiena: un nome una garanzia.

  • Nord e Sud

    Nord e Sud

    Margaret Hale è costretta a lasciare la sua casa dell’infanzia per seguire la famiglia, a Nord, in una città industriale. Un duro colpo per lei che aveva solo conosciuto le campagne bucoliche del Sud inglese. Dovrà fare i conti con la realtà grigia e fumosa delle prime fabbriche e delle conseguenze del lavoro industrializzato.

    Quando si avvicina ad un classico c’è sempre un poco di timore: chi è un lettore forte di narrativa contemporanea, trova i romanzi pre-1900 come letture pesanti che difficilmente si affrontano a cuor leggero. Troppo spesso ci sono romanzi ottocenteschi che per quanto siano grandi libri della letteratura, non vengono portati nelle librerie italiche perché non hanno mercato. I classici, sono quelli che si studiano a scuola, gli altri, per quanto importanti e godibili, non sono un prodotto ideale per il lettore medio.

    Eppure esiste un’eccezione. Per fortuna editori come la Jo March pubblicano quei grandi capolavori della letteratura vittoriana, rendendoli accessibili a non solo per quel pubblico che desidera integrarlo ai propri studi; i loro testi riescono ad arrivare in libreria per tutti.

    Un libro che potrebbe spaventare per la mole, eppure è tradotto un maniera sublime, diventando molto più scorrevole di quanto lo si possa pensare. La storia è fluida e il lavoro di adattamento è stato fatto con cura, permettendo all’opera di mantenere il suo senso, senza però rivelarsi troppo pesante per chi non è avvezzo al genere.

    Se lo si legge da classico, si incontrano tematiche molto interessanti legate alla rivoluzione industriale, permettendoci non solo di capire la vita di un lavoratore medio di quell’epoca, ma facendoci riflettere sui diritti e su come fosse diversa la vita delle prime città industrializzate rispetto a quelle di campagna. Se lo si affronta invece come narrativa si ha una buona storia romantica vittoriana, con diversi elementi che spingono il lettore a divorare ogni capitolo nella speranza di scoprire come le incomprensioni e conflitti si risolveranno. Se siete rimasti rapiti da “Cime tempestose” o “Orgoglio e Pregiudizio”, di certo non potete lasciarvelo sfuggire.

    Ultimamente questo testo è stato tradotto anche dal altre case editrici, eppure io mi sento di consigliarvi solo questa edizione e non solo per lo splendido lavoro di adattamento, ma anche per le introduzioni che questa casa editrice produce per ogni suo testo. Oltre ad avere una buona biografia dell’autrice, si può leggere una analisi sul testo che davvero porta il lettore ad approfondire le tematiche del libro. Insomma non troverete il solito saggio con paroloni altisonanti che vogliono dire poco.

    Da recuperare per il vostro scaffale dedicato all’inghilterrapre ‘900, che presto sono certa si riempirà anche di altri titoli di questo editore. Provare per credere.

  • Pomodori verdi fritti

    Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop

    Ci sono letture che entrano sotto pelle quasi in maniera inspiegabile, una di queste è stata questo libro. Ciò che più mi ha spiazzato è come il complesso mosaico di racconti, alternanza tra passato, presente e articoli di giornale, vadano a comporre una saga famigliare in un paesino così piccolo e lasciato a sé stesso che forse è speciale e unico proprio perché vive nei racconti di chi l’ha vissuto.

    Questa è una di quelle letture a scalata: ogni pagina è una salita, a volte faticosa, altre ancora misteriosa, ma che da un certo punto mostra il panorama infinito che solo dopo tutte quella strada percorsa possiamo davvero apprezzare. Ci si innamora dei personaggi, delle loro complesse avventure vissute con una semplicità quasi disarmante. Si impara ad accettare il passato come un momento che si può solo ricordare perché prima o poi tutto finisce, come la vita stessa.

    Potreste pensare che è un libro che parla di una saga famigliare e nulla di più, e forse avreste ragione se la narrazione dell’autrice fosse rimasta fuori, semplicemente a raccontare dall’inizio fino alla fine la storia, invece sceglie due personaggi: una, Ninny, che racconta il suo passato di cui non è nemmeno protagonista principale, e una ascoltatrice Evelyn che di questa storia è spettatrice proprio come noi lettori: ripercorrendo la crisi, e i fatti salienti di Whistle Stop, sarà porprio Evelyn a imparare a cogliere l’attimo e non lasciare che la sua storia sia già scritta e diretta verso il viale del tramonto. In questo rivivere il passato, l’autrice poi, completa il complesso puzzle con alcuni passaggi per non lasciare un buco in quel momento in cui Ninny non era presente senza che però risulti una forzatura, anzi, il lettore a un certo punto vuole sapere tutto.

    Come se già quanto detto sopra non vi aiutasse a capire quanto questo libro è unico, bisogna assolutamente che vi parli di razzismo e di relazioni LGBT, due temi che l’autrice non ha paura di inserire nella storia: sono rimasta molto sorpresa di trovare passaggi che parlassero o facessero parte del Ku Klux Klan in una comunità che sembrava tutt’altro che contro i componenti di colore, eppure sono gli anni venti e trenta e non si può negare che la loro presenza fosse alquanto ovvia, e l’autrice racconta di come i bianchi per bene rispettassero e difendessero la comunità nera, e nel loro piccolo facessero qualcosa per trattarli da persone, abbandonando quel retaggio retrogrado sudista dove la persona di colore era solo uno schiavo libero. A questo anche la naturalezza del parlare di una relazione omosessuale in un contesto storico dove, parliamoci chiaro, non rispettavano la gente di colore, figuriamoci chi si azzardava ad avere una relazione tutt’altro che convenzionale da quella di moglie e marito; anche qui l’autrice non lascia che tempi e luoghi frenino la sua penna e lascia che l’amore sia semplicemente amore, raccontato, vissuto e accettato.

    Questo libro è un best seller da cui è stato anche tratto anche un film, probabilmente è visto più come un titolo commerciale, eppure io sento che dovreste averlo nella vostra libreria. Potreste imparare ad affrontare un lutto leggendolo, potreste riscoprirvi in Evelyn e decidere che è il momento per dare una svolta alla vostra vita, o semplicemente potrete accettare che il passato sarà sempre a colori, anche se il mondo che ci circonda è grigio. Insomma, potete pensare che sia solo un titolo che tutti hanno in libreria, ma la realtà è che potreste trovare in esso qualcosa di più, non giudicatelo per le sue vendite, ma per quello che vi avrà raccontato di voi a lettura terminata.

  • Sonderkommando

    Sonderkommando – Diario di un crematorio di Auschwitz 1944

    La più grande fonte di informazione sulla Shoah, l’olocausto del popolo ebraico, per me è sempre arrivata tramite la parola scritta. A scuola puntualmente si legge l’argomento tramite i libri di testo, affiancando la storia a libri come “Il diario di Anna Frank” o, se si è più maturi, si legge invece “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Testimonianze, memoria: parole scritte per non dimenticare. I lettori che si avvicinano a questo genere di libri rincorrono le risposte a domande che sembrano elementari: i mille “Perche?” o i continui “Come mai in così pochi si opposero?” rimangono spesso privi di una spiegazione logica che siamo in grado di accettare e spesso, tra le pagine di questi volumi, si trovano solo altri quesiti.

    Oggi voglio parlarvi di un libro molto crudo, la cui eleganza poetica estrania il lettore da una testimonianza così vera e spiazzante, che difficilmente si riesce ad accettare.

    Partiamo dal conoscere l’origine di questa memoria, ritrovata nella nuda terra di Auschwitz, su pagine scritte di nascosto alla ricerca di un lettore che portasse nel mondo esterno le dure realtà che il suo autore stava vivendo. Salmen Gradowski introduce i tre scritti che vennero ritrovati presentando se stesso, citando i nomi dei suoi famigliari, della moglie, persone di cui conosce la data di nascita e quella di morte perché lui è sopravvissuto a loro, ma è diventato uno degli uomini del Sonderkommando, la squadra di ebrei che fanno funzionare i macabri meccanismi del campo di sterminio.

    Tra le pagine ritrovate l’autore racconta l’orrore di un lavoro che produce morte, una tremenda catena di montaggio dove centinaia e migliaia di persone diventano cenere,distruggendo ogni prova degli orrori nazisti. Pagine che invocano un lettore perché qualcuno una volta letti, diffonda il loro messaggio e dia vendetta a tutte quelle donne e uomini che entravano vivi in quei luoghi e scomparivano tra i fumi dei forni crematori.

    Non è un testo semplice da affrontare, la prefazione per fortuna spiega quanto il lettore ignora e ciò che il suo autore potesse raccontare in quei giorni. Già perché di lui è rimasta solo la memoria scritta e si ignora la data esatta della sua morte.

    Una memoria che è difficile da evocare, eppure ci dona un tassello, l’ennesimo e orribile, di un periodo storico che non possiamo ignorare. Non dobbiamo dimenticare gli errori, non possiamo permetterci la leggerezza di non vedere nel razzismo i semi che hanno dato frutti così terribili.

  • La città delle maschere

    Stravaganza – La città delle maschere

    Lucien sta affrontando la sua prima seduta di chemioterapia, perdere i capelli e vivere a letto nella completa debolezza hanno cambiato la sua vita e quella dei suoi genitori, ed è rifugiandosi nei suoi sogni che, ispirato dall’immagine di Venezia, sogna Bellezza, la città delle maschere, in una Italia tardo rinascimentale che prende il nome di Talia.

    Questo è il primo libro di una saga che Mondadori ha parzialmente pubblicato. Si tratta di uno di quei titoli rari che difficilmente troverete in giro e ancor più difficilmente troverete a un prezzo economico. C’è un motivo se è rata e costosa: si tratta della miglior saga fantasy con ambientazione italiana che (a mio parere, ma provate per credere) sia mai stata scritta per i ragazzi. Il taglio infatti è adolescenziale, i personaggi sono caratterizzati con semplicità senza mai cadere nel banale; anche gli argomenti trattati (in questo come anche nei successivi due volumi) affrontano tematiche come la malattia e la disabilità, senza edulcorarla, anzi, ma vi garantisco che tra le sue pagine anche un adulto resterà affascinato dalla storia tutt’altro che infantile.

    La bravura con cui l’autrice trasforma Venezia in Bellezza fa capire da subito quanto lei conosca bene il nostro paese tanto che tradizioni e superstizioni sono adattate e citate, dando forma a un mondo a noi molto famigliare ma anche così magico in cui proprio si vorrebbe vivere.

    Ci sono solo tre, introvabili, volumi arrivati in Italia, e ce ne sono altrettanti (se non di più) inediti. È un peccato vedere una serie interrotta, proprio questi libri che raccontano con fantasia e colore il nostro paese e la sua storia folkloristica, parlando ai giovani lettori con onestà, vorrei tanto che Mondadori la riproponesse, e se non lei magari qualche buon editore. Insomma se trovate questa serie leggetela, piuttosto cercatela in lingua originale, sono sicura che non ve ne pentirete.

  • Victorian Horror Story

    Victorian Horror Story

    Guinevere “Ginny” Patel è una veggente a cui un impertinente Persival Wright, dopo aver disturbato una delle sue sedute spiritiche, offre un lavoro ben retribuito. Quello che Ginny non sa è che, accettare l’offerta, la porterà nel lato più mostruoso di una Londra vittoriana che nasconde temibili creature.

    L’epoca Vittoriana è una di quelle ere dove moda, storia e esoterismo sono una componente così ben miscelata che ambientarci una storia può essere un successo oppure un flop clamoroso. Ebbene l’autrice non cade nel banale e punta sicuro verso un romanzo che, sono certa, saprà tenervi legati alle sue pagine.

    Non è solo una questione di fantastico e ambientazione storica. Sapete che non amo fare anticipazioni, ma qui il plauso va fatto, anche se rischio di dire troppo, perché i personaggi sono creati a regola d’arte e ci si innamora di tutti, compreso Johnny il Nero, un personaggio secondario. Ginny, Wright e Huge affascinano e trascinano il lettore in un mondo popolato da creature mostruose e incredibilmente interessanti.

    Un altro piccolo plauso personale va alla scelta di nomi e location, e anche sulla scelta di sfruttare Whitechapel (che temevo già di vedere sfruttata con una rielaborazione su Jack lo Squartatore) è stato usato quasi come distrazione per poi svelarci il suo lato sovrannaturale. Anche gli stessi personaggi, che affiancheranno la protagonista, hanno nomi che rievocano la tavola rotonda, per non dire dell’irlandese Peter conosciuto a Kensington Park. Insomma, tante spintarelle, che vi faranno credere di poter aver intuito dove la storia voglia andare a parare e invece…

    Si dice sempre che il self è la strada per chi non è abbastanza bravo da poter avere un editore, ebbene questa lettura dimostra che invece dovrebbero stare più attenti ai manoscritti che si lasciano sfuggire, visto che Mala Spina ha dimostrato con questo (e con altre sue pubblicazioni) di essere un’autrice di successo. E’ arrivata, con le sue forse e senza problemi, al mondo editoriale. Una valida lettura che non annoia mai e che punta dritto al sodo. Personaggi ben caratterizzati di cui ci si innamora. Cattivi imprevedibili e avventure che, nonostante la pericolosità, ognuno di noi vorrebbe affrontare. Una Londra che incanta con la sua nebbia, una storia horror ma che si ama dopo pochi battiti di ciglia. Devo aggiungere altro o state già cliccando su compra subito?