Il castello blu
Delicato, romantico, un romanzo che consiglio a occhi chiusi. Una storia dalla rara bellezza che mai assocereste all’autrice di “Anna dai capelli rossi”. Questo è un volume che dimostra quanto gli scrittori possano essere poliedrici e andare oltre al genere per cui sono famosi: questo è un romanzo romantico, non una storia per giovani lettori. Una di quelle che fanno sognare e sospirare, scritto nei primi decenni del ‘900.
La storia parla di Valancy che, a quasi trent’anni, non è sposata e non ha mai saputo vivere una sua vita. Si è sempre adeguata a quanto la sua numerosa famiglia decideva per lei. Ora che però scopre di avere solo un anno di vita, abbandona tutto alla ricerca di una vita vera. Modesta ma autentica.
Potete certamente vederlo come un romanzo d’evasione se si guarda oltre al fuga della protagonista, se si sanno cogliere le finezze. Il senso di libertà di questo volume richiama Walt Witman e il suo “andai a vivere nei boschi perché volevo vivere veramente”. Lo affronta come una donna sola, zitella, a cui il romanzo trova l’amore, ma per quanto la forma cambi, la morale è vivere e non dimenticare che le prigioni siamo solo noi a crearle.
Se già non bastasse questo a renderlo un libro speciale, come già vi ho detto per altre edizioni Jo March, adattamento e traduzione sono sublimi. La vera chicca si racchiude nella prefazione che introduce il lettore al romanzo, spiega come l’aspettativa fosse di una semplice lettura di svago, una dozzinale storia d’amore, ma mostra in realtà quanto l’autrice avesse messo se stessa e il suo bisogno di riscatto in quelle pagine; una forte metafora palese, che mostra quanto tutti abbiano bisogno di essere loro stessi, contro le convenzioni sociali, contro gli stupidi preconcetti di una famiglia opprimente, di una società che giudica e spera di non essere mai sottoposta al tribunale pubblico delle dicerie.