Cheshire Crossing

Blog tour Cheshire Crossing di Andy Weir e Sarah Andersen

La location, che secondo me risulta la meglio trasposta, devo confessarvi che non è quella di Alice, bensì quella del Mondo del mago di OZ. Del resto è anche la prima in cui ci troviamo catapultati dal mondo reale, quella che ha elementi così semplici, eppure così caratteristici da farci capire subito che si tratta di OZ. I papaveri, come anche la strada di mattoni gialli, sono un chiarissimo richiamo al mondo fantastico scritto da L. Frank Baum, e da subito risalta maggiormente rispetto all’Isola che non c’è e al Paese delle Meraviglie. Credo che questo sia dovuto anche da altri fattori, per esempio di OZ non ci sono così tanti re-telling e graphicnovel (o almeno non sono arrivate nel mercato italiano), di conseguenza si hanno molti meno termini di paragone. Se consideriamo che di OZ abbiamo solo due grandi film, mentre per le altre troviamo tantissimo materiale: hanno infatti la sfortuna di essere state riadattate in molteplici modi (potete nominarne 5 versioni senza nemmeno sforzarvi troppo, provate!) e si fa più fatica ad apprezzare con questo stile di disegno molto semplice. Sì perché su molti elementi il disegno è ottimo, in altri a mio parere rimane sciapo. La stessa nave di Uncino me l’aspettavo più rococò, meno stilizzata (dopo Hook, Capitan Uncino, non ci sarà nave meglio azzeccata!). Anche il Paese delle Meraviglie appare troppo semplificato e, visto che per Alice è un luogo da incubo, mi aspettavo elementi più forti a definirlo.

Il mondo reale (che ha poco spazio) invece ha una sua colorazione molto chiara e dominante: i toni ocra, senape, danno un tono accogliente e, non a caso, per quanto lo si percepisca come “manicomio” è un luogo che ha il sapore di casa. Il colore caldo (che anima anche Oz) si contrappone invece ai mondi di Alice e Wendy che appaiono molto più freddi.

Sì, lo confesso, tutti quei papaveri rossi hanno fatto breccia nel mio cuore, tanto da farmi lasciare in secondo piano le altre due location fantastiche di questa graphicnovel. La mia speranza è che se sarà prodotto un secondo volume, magari, lo stesso lavoro di risalto potrebbe essere fatto sulle altre ambientazioni.

Alice Dorothy Wendy

Blog Tour Alice, Dorothy & Wendy

È logico che per l’uscita di Cheshire Crossing, Mondadori abbia messo in pista anche un Drago a tema. Per quanto sia una purista di Alice, vi confesso che avere le storie originali delle tre protagoniste di questa GraphicNovel in un unico volumone ha il suo perché.

Attenzione, questo libro è stato offerto da Mondadori.

No, non mi soffermerò a dirvi quanto hanno fatto un lavoro “figherrimo” graficamente. No, non vi dirò che le traduzioni non sono proprio freschissime. Oggi mi tocca parlarvi di Wendy.

Come potete ben intuire, quando ci siamo spartite le protagoniste, io sono arrivata tardi. Se vi state chiedendo perché di questa mia affermazione allora non mi conoscete. Wendy, o meglio Wendy Moira Angela Darling (come si presenta pomposamente nel lungometraggio Disneyano), come personaggio Disney l’ho sempre trovata molto antipatica: troppo altezzosa e desiderosa di essere il punto focale di Peter Pan.

Nella sua versione originale invece è tutt’altra cosa. Se Peter Pan ha dato la forma all’eterno bambino, Wendy invece è la visione romantica della figura materna: almeno una volta, da bambine, abbiamo finto di cullare una bambola, di fare le brave mamme (che chissà perché consisteva sempre e solo nel tenere questi finti neonati, puliti e calmi), anche se io ero una che amava fingere l’invasione delle formiche giganti. Non voglio entrare nell’aspetto sessista del gioco che molti ci vedono, ma non posso negare che avendo vissuto i colorati anni ’90, questo fosse un gioco innocente che ci faceva sentire adulti.

Leggere oggi la sua opera, separandola dai vari adattamenti è impossibile, come è improbabile che possiate capire una Wendy “mamma” che Barrie voleva far arrivare ai lettori. Del resto di lui ci resta di più il suo protagonista che è diventato sinonimo di spensieratezza. Eppure capire quanto per la bambina vittoriana/edwardiana potesse essere traumatico il passaggio all’età adulta è una chiave fondamentale per riuscire a cogliere una sfaccettatura importante: Wendy come Doroty e Alice hanno paura di crescere, degli obblighi che il tempo sembra dover assegnare ai bambini che devono abbandonare all’infanzia. È un tema che viene affrontato da molte eroine letterarie dell’epoca. Il passaggio all’età adulta, visto come nemico, Wendy lo affronta con una fuga dal mondo reale per giocare a vivere. Wendy è una bambina che gioca a fare la mamma. Peter è un bambino che gioca a fare alla guerra (sul serio leggete quel libro, i bambini e i pirati muoiono davvero!). Per Barrie forse era tutto il gioco di bambini mai cresciuti.

Cheshire Crossing

Recensione Cheshire Crossing di Andy Weir e Sarah Andersen

Prendete Alice, sì, quella del paese delle meraviglie. Doroty, sì, la tipa con le scarpette rosse che ama saltellare sulle strade con i mattoni gialli. Infine Wendy, la “Mamma” di Peter pan e i bimbi sperduti. Fatto? Ora shakerate tutto con un pizzico di eccentricità e il risultato è Cheshire Crossing.

Attenzione, questo libro è stato offerto da Mondadori.

Partiamo dal presupposto che proprio un anno fa (dal giorno in cui sto scrivendo questo articolo), a Candem Town, un fumettaro mi stava proponendo una graphicnovel crossover tra queste tre protagoniste; era una versione molto più adulta di Cheshire Crossing e vi confesso che un poco mi pento di non averla comprata. In ogni caso mi fa molto sorridere trovarmi a scrivere questo articolo ora, dopo un anno, e parlare delle stesse tre ragazzine, in un’opera che ha del geniale.

Andiamo con ordine. Qualcuno di voi ha mai visto “Nel fantastico mondo di Oz” (conosciuto anche con il titolo “Ritorno a Oz”)? Trattasi del secondo film dedicato alla serie che Disney produsse negli anni ’90 e che partiva dallo stesso input di questo volume: se Doroty fosse esistita, dopo il suo viaggio nel mondo di Oz, come sarebbe stata trattata? Ovviamente da pazza, messa in manicomio! Ecco che Wendy, Alice, e appunto Doroty, si ritrovano insieme in una clinica che dovrebbe curarle dalla pazzia.

La premessa è fantastica, ma quello che c’è da sapere è che la clinica in cui sono finite, la Cheshire Crossing, non le crede pazze. Piuttosto vuole studiare i loro poteri.

Gli elementi intriganti sono legati alle tre protagoniste che hanno un carattere molto delineato (ho amato Alice perchè forte e menefreghista e già tifavo per lei a pagina 2) e alla fusione dei tre mondi (che entreranno in contatto tra loro, ma non vi dico come). Il tutto insieme avrà dei risvolti esilaranti. Si incastra tutto magistralmente, cosa che non pensavo potesse succedere (sono una purista di Alice e difficilmente la trovo adatta a vivere fuori dal suo mondo), eppure vedere le tre protagoniste scontrarsi con Uncino e la Strega dell’Est è apparso un evento molto naturale. Allo stesso modo Wendy e Doroty sono state una rivelazione: non le ho mai amate particolarmente, ma messe a contatto con gli altri mondi fantastici hanno saputo tenere la scena.

I disegni sono semplici, eppure hanno il loro perché. Ho storto il naso solo sull’epilogo, se lo leggerete ditemi se non avete avuto la stessa mia impressione. I colori accesi dei mondi fantastici, si contrappongono ai colori caldi e monocorde del mondo reale. Non so se avrei optato per un disegnatore diverso, devo ammettere che il tratto ben si adatta alla frizzantezza di alcuni momenti.

Una graphic novel fresca, rivolta a giovani lettori e di cui voglio vedere molto altro (e l’epilogo mi lascia ben sperare). Lo consiglio a chi piacciono le storie originali che hanno ispirato questo volume.