Le api di Waterloo

Recensione Le api di Waterloo di Giulia de Martin

Phédre ama la botanica tanto da avere anche delle arnie dove custodisce le api fondamentali per far prosperare la sua serra. Un amore che continuerà a coltivare anche una volta diventata Marchesa di Northampton. Ma la guerra le porterà via tutto.

Attenzione questo libro è stato offerto da Words Edizioni.

È palese che l’autrice conosca la storia, anche se a volte forza la mano con alcuni piccoli elementi anacronistici o inconcepibili per l’epoca (come ad esempio il lutto non proprio rispettato). Se si sorvola su questi dettagli la trama è davvero eccellente, la struttura infatti è solida c’è però troppo poco show don’t tell. Questo romanzo poteva tranquillamente diventare una trilogia. C’è davvero molta carne sul fuoco e a volte mi è spiaciuto che fosse relegata al racconto della protagonista. Per esempio avrei voluto vederle subire il comportamento della suocera, o ancora i contrasti con Lady Coventry che potevano mettere molto pepe alla storia. Sono stati a mio parere lasciati troppo in un angolo. Forse sarà un’opinione personale, ma avrei voluto di più. Molto di più. Perché mi spiace non sia riuscita a entrare abbastanza nella storia.

I personaggi sono ben costruiti ed è spiacevole che alcuni siano finiti in secondo piano dopo non molto. Per esempio la sorella di Phédre, ma come ho già ribadito avrei letto molto di più su tutti, perché sono figure ben piazzate sulla scacchiera della storia.

Amo le protagoniste che devono affrontare le difficoltà, infatti consiglio questo libro a chi cerca un’eroina che nonostante le dure prove della vita è sempre pronta a rialzarsi; a questo aggiungete poi i continui colpi di scena e vi garantisco farete fatica ad abbandonare le sue pagine fino a quando non avrete letto la parola fine.

Ideale per chi cerca una lettura veloce e allo stesso tempo emozionante, ideale per affrontare i giorni di primavera, come anche per chi lo leggerà davanti a un caminetto: avrete modo di sentire il profumo dei fiori e il ronzare delle api.

Lo pseudonimo

Recensione Lo pseudonimo di Juls Way

Tutta Londra ama i libri di Carl Montgomery, ma chi si nasconde dietro questo nome? Chi è la penna che ha dato vita a una trilogia così ben scritta e intensa? Mr Ezra Talbot, editorialista della rivista The Point, è incaricato di scoprire il mistero e, con la fedele assistente Miss Frances Evans, avranno il compito di raccogliere i piccoli indizi che solleveranno la maschera dietro la quale si cela lo scrittore.

Attenzione questo libro è stato offerto da Words Edizioni.

Mi aspettavo un libro molto diverso, forse perchè cercavo una lettura romantica. Invece in questo volume gran parte dello spazio è dedicato alla ricerca, pagina dopo pagina, si percorre Londra e si raccolgono indizi e, con in sottofondo i romanzi scritti dall’autore, ci si ritrova immersi in una inchiesta. Questo non è affatto un difetto, e anzi trovo sia molto lodevole che non ci si perda in innamoramenti messi lì per intrattenere. Il rapporto tra Frances ed Erza prende spazio e importanza man mano che si avanza nella storia. Insomma non è un romanzo rosa da quattro lire, ma un buon romanzo storico.

Non mi è risultato però completamente perfetto. In più punti ho trovato che l’autrice giocasse tutte le carte in anticipo, quando avrebbe potuto creare più suspense tenendole in mano fino al momento più opportuno. Anche i personaggi secondari vengono messi in campo forse con un poco di fretta. E’ in realtà Mrs Talbot a scompigliare tutto e tutti, creando i presupposti per appassionare il lettore, tanto che le pagine a lei dedicata me le sono divorate; era il giusto elemento di contrasto che serviva alla trama, a volte ferma sulle riflessioni dei protagonisti e sulle indagini, ristagnando in alcuni punto dove l’elemento di contrasto rimane un po’ troppo in sordina

La pecca di questo romanzo è che, pur sfruttando elementi coerenti con l’epoca, li utilizza senza contestualizzarli. L’esempio più particolare è il telefono: certo era già in uso prima della grande guerra, ma solo dopo si diffuse capillarmente. Mi suona alquanto difficile pensare che nel 1907 l’assistente di un editorialista lo avesse. Certo era possibile, ma come risulta “insolita” la bicicletta in possesso a Frances, lo doveva anche essere uno strumento così moderno per l’epoca. Non sono errori, perché è chiaro che dietro a questo testo ci sia molta ricerca storica, ma la loro contestualizzazione è stata un po’ troppo tralasciata. Non sono elementi che influiscono la trama, ma in alcuni punti sembrano denaturalizzare il contesto storico, perché suonano più moderni di quanto in realtà sono.

Se cercate uno storico con una bella nota investigativa e l’ambientazione di inizio ‘900 questo è il libro adatto a voi.