Recensione Gideon – La nona di Tamsyn Muir

Recensione Gideon – La nona di Tamsyn Muir

Gideon vuole andarsene, sono anni che tenta la fuga e sente che questa volta ce la farà. Prima che possa arrivare alla navetta, che la porterà lontano da quel mondo fatto di negromanti, ecco che le viene offerta una sfida per poter lasciare davvero il pianeta, ma cosa vorranno in cambio?

Attenzione, questo libro è stato offerto da Mondadori.

L’approccio con questo volume non è stato dei migliori. Mi aspettavo tutt’altra storia e, dopo Nona Grey, devo ammettere che avevo un filo di intolleranza alle suore (iniziano a essere un po’ ovunque). A questo si è poi aggiunta l’aggravante che, in una storia che sembrava avere tutte le connotazioni fantasy, sono comparsi elementi da Space Opera. Non sono un’amante dei pianeti e dello spazio, se poi la vedo combinata a negromanzia e “sette magiche”, proprio non mi convince.

I primi capitoli introduttivi sono molto lenti e, a volte, appiattiti da un registro alto che si perde in dialoghi infantili, rallentando la lettura e smorzando l’entusiasmo acceso da alcuni primi dettagli del mondo creato dall’autore. Insomma i primi capitoli mi hanno reso difficile il continuare la lettura, più volte mi sono fermata perché annoiata dalla sfilza di situazioni che non si risolvevano o non era chiaro dove volessero portarmi.

La trama ha diversi buchi, troppo spesso si fa uso di un Deus ex Machina per sistemare la situazione come se il lettore si potesse accontentare di ciò. A questo si aggiunge un continuo voler lasciare all’oscuro il lettore, ci sono molti elementi che andrebbero chiariti e invece questo primo libro (perché sì, è una trilogia) lascia poche risoluzioni.

Anche qui abbiamo personaggi che hanno connotazioni di genere diverse dai soliti canoni. Vorrei dire che è una nota positiva ma in realtà il genere e la propensione LGBT+ è lasciata ai  margini. In questo modo non la si percepisce come caratteristica dei personaggi.

L’edizione come sempre è curatissima. Non mi sorprende più la maestria profusa nella presentazione estetica, al fine di renderlo un oggetto d’esposizione. Io lo comprerei a prescindere, anche solo per tenerlo in bella mostra.

Vi confesso che non è un libro che consiglio, avevo grandi aspettative. La copertina (ma anche la cura grafica) valgono il prezzo del libro, ma il tempo signori miei dedicatelo a spolverarlo e basta.

Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes

Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes – Recensione e approfondimento

L’investigatore più famoso del mondo letterario. Autori di un certo spessore che giocano con questo personaggio, dandogli la loro sfumatura, portandolo di nuovo su carta in una veste nuova e unica; nel piccolo formato del racconto troviamo anche opere di grandi appassionati. Eppure il più noto abitante della Baker Street londinese non mi è mai andato a genio. Da quando ho dato il mio amore a Hercule Poirot, confermo che nemmeno in queste nuove vesti sono riuscito ad apprezzarlo. Non che sia un brutto personaggio, solo che lo trovo troppo protagonista.

Non si può negare che per quanto il tempo sia passato, gli autori sono stati in grado di riportarlo su carta accompagnandolo con il fedele Watson, e devo confessare che pensavo fosse banale. Ma leggere “Elementare Watson” è stata comunque un’emozione, anche se non si trattava della penna di Arthur Conan Doyle. Ci sono poi episodi in cui non lo vediamo. Si gioca piuttosto a rievocare, nell’ambiente di appassionati, i personaggi di fantasia.

Una raccolta di racconti che NON può mancare nelle librerie degli  fan di questo personaggio, che ha segnato in maniera indelebile il genere Giallo.

Attenzione, questo libro è stato offerto da Mondadori.

Da che sono nati i reati, l’uomo ha voluto risolverli e consegnare alla giustizia i colpevoli. La cronaca Nera ad oggi è ancora uno degli argomenti che creano maggiore interesse nello spettatore. Conoscere i dettagli scabrosi di un evento per il pubblico è fondamentale, tanto che, da casa, cerca di capire come sono andate i fatti. Basta guardare i dati auditel delle trasmissioni di approfondimento su omicidi e assassini: il mondo vuole partecipare alle indagini.

I libri hanno cercato il modo per saziare questo bisogno. In principio era la cronaca scandalistica dei giornali: se pensiamo che nell’epoca vittoriana i “mostri” che terrorizzavano Londra avevano il loro spazio, così come anche le vittime e i racconti orridi dei fatti. Anche la finzione ha dato spazio a questo mercato.

Sherlock è solo uno dei noti investigatori, o uomini di legge, che cercano di incastrare i colpevoli. Gli esempi più noti sono certamente i figli di questo personaggio come Hercule Poirot o l’italianissimo Guglielmo da Baskerville. Che si vada avanti o indietro nel tempo, che si resti in Europa o si esplorino mete esotiche, scrittori e sceneggiatori hanno snocciolato i peggiori casi di omicidio o furto per il pubblico.

Perché è facile da un certo punto in poi della storia, raccontare la risoluzione di un caso. Per esempio in CSI il colpevole veniva sempre (o quasi) trovato e messo dietro le sbarre, ma in altre epoche e tempi, senza luminol, esami del DNA o impronte digitali, come la mettiamo? Eppure Umberto Eco ci provò con “Il nome della rosa”, e con un buon successo. Perché in fondo trovare il colpevole non è solo una questione di strumenti, ma di osservazione e intelletto.

È impossibile se si parla di intrattenimento non citare due opere più contemporanee (anche se televisive) come “La signora in Giallo”, che tutti almeno una volta abbiamo visto, (e soprattutto, tutti abbiamo sospettato che fosse la Signora Fletcher l’assassina seriale), che puntualmente inscenava un caso. Insieme non posso che citare il più insolito “I segreti di Twin Peaks”, partito in maniera molto “strana”, e degenerato in qualcosa di abbastanza incontrollato, dopo che gli spettatori avevano finalmente avuto la risposta all’eterna domanda “Chi ha ucciso Laura Palmer?”

Si ferma solo alla finzione? No, il prurito per il sapere, essere parte integrante alla scoperta di un colpevole ha creato format documentaristici come “Making a murderer”, disponibile su Netflix. Un vero omicidio, un possibile colpevole, le prove mostrate tutte chiaramente al pubblico perché possa decidere, giudicare, dire anche la propria attraverso i social. Sull’onda negli ultimi anni sono nati persino dei canali specializzati come Crime+Investigation (i cui programmi avevano dei titoli scritti da un Copywriter che merita un premio!) dove le vittime e i loro assassini vengono raccontati con documentari e serie monografiche.

Insomma, forse è per questo che non accettiamo i casi irrisolti. Che ancora oggi qualcuno stia cercando la soluzione di ciò che accadde a Dallas a Kennedy? Per non parlare di coloro che ancora oggi cercano l’identità di Jack lo Squartatore. L’uomo vuole sapere, deve sapere. Io spesso odio i documentari dei casi irrisolti: non esiste che non si trovi il colpevole, non esiste il delitto perfetto. La realtà è che forse ci spaventa terribilmente l’idea che il colpevole sia ancora là fuori, e possa ancora fare del male o vivere libero.

Paria dei Cieli

Recensione Ciclo dell’Impero – Paria dei Cieli di Isaac Asimov

Chicago, 1950: Joseph Schwartz, sarto in pensione, sta passeggiando per le vie della città, quando viene colpito da uno strano raggio sfuggito a un istituto di ricerca nucleare. Si trova così catapultato nell’anno 827 E.G. (Era Galattica). La gente parla una lingua incomprensibile, la Terra è diventata radioattiva, è un piccolo pianeta sottosviluppato ed fa parte di un grande Impero Galattico che la tratta con disprezzo. Una fazione di conservatori, guidati dall’Alto Sacerdote e dal suo ambizioso Segretario, sogna di tornare a un mitico passato di grandezza e di far pagare agli “Esterni” la loro arroganza. Allo stesso tempo Bel Arvardan, giovane e brillante archeologo di Sirio, giunge sul pianeta per cercare prove della sua teoria sull’origine della razza umana. C’è poi il dottor Shekt, uno scienziato che ha inventato il sinapsificatore, macchina capace di potenziare le facoltà mentali, insieme alla sua giovane figlia Pola. Le vicende di questi personaggi si intrecceranno in modo sempre più stretto, fino al punto in cui Schwartz, Shekt, Pola e Arvardan dovranno farsi carico del compito di salvare l’intera galassia da una terribile minaccia.

Questo libro è stato offerto da Mondadori e recensito per voi da Viviana Tenga.

Paria dei Cieli fu scritto da Isaac Asimov nel 1950. È quindi uno dei suoi primissimi romanzi. All’interno di cronologia interna del suo universo narrativo, è l’ultimo dei tre romanzi del Ciclo dell’Impero, svolgendosi almeno mille anni dopo Il Tiranno dei Mondi. L’Impero Galattico guidato da Trantor, che vedrà la sua decadenza nella successiva saga della Fondazione, è qui una realtà relativamente giovane ma già consolidata.

Gli elementi tipici di Asimov ci sono tutti: trama complessa e avvincente, fiducia nella scienza e nella razionalità umana come forza positiva. Gli elementi fantascientifici sono affascinanti, dalla società sviluppatasi su un pianeta radioattivo, al sinapsificatore, alle micro evoluzioni avvenute nella razza umana (il dottor Shekt si stupisce, per esempio, che Schwartz abbia trentadue denti e un’appendice lunga più di un paio di centimetri).

La caratterizzazione dei personaggi è in alcuni casi grezza: il cattivo è una macchietta, il personaggio femminile di Pola un bidimensionale “love interest” per Arvardan. Non che l’approfondimento psicologico sia mai stato un punto forte di Asimov, ma in romanzi successivi farà decisamente di meglio.

Ci sono poi le similitudini storiche e le riflessioni su temi generali. La Terra di Paria dei Cieli ricorda a tratti la Palestina sotto l’Impero Romano: una provincia povera ma riottosa, con un popolo che si sente “eletto” ma che è trattato con disprezzo da tutti gli altri della galassia. Il procuratore Ennius, rappresentante dell’Impero, ricorda per alcuni versi la figura di Ponzio Pilato (soprattutto quando è alle prese con la casta sacerdotale terrestre).

Il romanzo affronta anche in modo molto esplicito il tema del razzismo, con argomenti e riflessioni oggi un po’ banali, ma che sicuramente lo erano di meno nel 1950.

Piccolo elemento, che invece è forse più attuale oggi che allora: a un certo punto si parla di virus usati come arma. Da persona che aveva già letto il romanzo diversi anni fa, devo ammettere che questa volta i passaggi al riguardo sono stati più di impatto.

Parere complessivo sul romanzo: non eccelso, ma una lettura piacevole e un libro da leggere se si ama Asimov e il suo universo.

Riflessione finale sul ciclo dell’Impero: trattandosi di storie del tutto slegate tra loro, forse vale la pena leggere i romanzi nell’ordine in cui sono stati pubblicati (ovvero, inverso rispetto all’ordine cronologico interno), in modo da poter apprezzare una crescente qualità della scrittura. Nell’insieme, il ciclo non è il miglior biglietto da visita per iniziare a conoscere Asimov, ma è sicuramente un blocco da recuperare se ci si è già appassionati al resto.

Holy Sister

Recensione Nona Grey – Holy Sister di Mark Lawrence

La guerra è alle porte, Nona e le sue amiche non sanno se riusciranno a vestire l’abito da suora prima che tutto inizi…

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Siamo alla fine. Un terzo volume che però, come il precedente, ha qualcosa che non lo classifica come il “finale”. E’ molto più breve dei precedenti e si sente molto, infatti alcune sottotrame si risolvono in maniera sbrigativa.

Questo finale accellerato ha però un punto molto positivo, l’azione regna sovrana e non si disperde: molti combattimenti sono ben scritti, intrattenendo e rendendo la sua lettura scorrevole.

Nona è sempre un personaggio solido attorno a cui si costruisce il finale, anche se l’autore lascia qualche piccola situazione senza risoluzione. Alcuni personaggi sono abbandonati o hanno una “fine” troppo affrettata. Non capisco questa scelta visto che, nei primi due volumi, l’autore si era preso spazio. Aveva forse finito la carta? Ovviamente scherzo, ma sono rimasta spiazzata da questa corsa improvvisa.

Davanti alla parola fine posso dirvi che nel suo insieme è una trilogia che aveva grande potenziale, ma che non ha saputo convincermi. Il primo grande scoglio è stato lo stile troppo lento. Inoltre non basta da solo il mondo sanguinario che l’autore ha creato per tenere viva la mia attenzione. Di solito far soffrire la protagonista è un modo molto semplice far creare empatia con lei. Beh, Nona ha sempre sofferto e non sono riuscita a vederla come una bambina innocente e amarla da subito… crescendo poi credo che ci siamo ignorate a vicenda.

Consiglierei questa trilogia? No. Vedo che in molti stanno apprezzando Nona Grey. Mi spiace l’autore è innegabilmente bravo ma, per me, con questa trilogia non ha superato la sufficienza.

Paria dei Cieli

Recensione Ciclo dell’Impero – Il tiranno dei mondi di Isaac Asimov

Biron Farril è il giovane figlio del governatore del pianeta Widemos; sta ultimando i suoi studi universitari sulla Terra, quando viene a sapere che suo padre è stato giustiziato, colpevole di tradimento verso i Tirannici, il popolo che domina decine di mondi, tra cui Widemos.

Biron scopre che anche la sua vita è in pericolo. Inizia una fuga nello spazio, alla ricerca di salvezza per sé e vendetta per suo padre. Si trova così a Rhodia, altro pianeta sotto il dominio dei Tirannici, dove incontra Gillbret e Artemisia, rispettivamente cugino e figlia del debole governatore locale. Insieme, i tre si metteranno alla ricerca di un misterioso “mondo della rivolta”, dove si prepara la ribellione contro i Tiranni.

Questo libro è stato offerto da Mondadori e recensito per voi da Viviana Tenga.

Il Tiranno dei Mondi è un romanzo del 1951, uno dei primi della produzione di Asimov. Insieme a Le Correnti dello Spazio e Paria dei Cieli forma la Trilogia dell’Impero, che racconta di una galassia colonizzata dal genere umano, ma ancora divisa in tanti regni in conflitto tra loro. 

Pare che in un’intervista Asimov lo indicò come suo romanzo di cui era meno soddisfatto. In effetti, è probabilmente uno dei meno brillanti. Non che sia un brutto libro: la lettura in sé è avvincente, c’è l’attenzione per la verosimiglianza scientifica che caratterizza Asimov (nei limiti delle conoscenze dell’epoca), c’è tanta azione, una storia d’amore discretamente costruita, dei buoni colpi di scena.

Manca però qualcosa che lo renda memorabile o gli dia spessore dal punto di vista delle tematiche trattate. Le riflessioni più interessanti sono forse quelle sull’evoluzione delle civiltà umane (le dinamiche politiche dei regni galattici sono di fatto una replica di ciò che è avvenuto in passato sulla Terra). Risulta invece a tratti eccessiva l’enfasi sul concetto di lotta per la libertà, e su questo tema si arriva nel finale a un passaggio un po’ cringe. 

I personaggi sono caratterizzati quanto basta alla storia. Il trio di protagonisti è formato da un giovane brillante ma un po’ “testa calda”, una ragazza altezzosa ma intrepida e di buon cuore, uno zio sopra le righe. Tra i cattivi troviamo l’uomo che mette l’ambizione davanti agli ideali e quello che in realtà è una brava persona, ma ha un ruolo sociale che lo porta a curare gli interessi degli oppressori. Non c’è particolare approfondimento psicologico, ma non è quello il focus del romanzo. 

La traduzione è quella degli anni Cinquanta, e forse il romanzo ne meriterebbe una nuova. Per esempio, i dialoghi potrebbero essere resi un po’ più dinamici lasciando che i personaggi si diano più spesso del tu invece che del lei. C’è poi il nome del pianeta dei dominatori: nell’originale è “Tyrann”, che senz’altro richiama il termine “tyrant” ma non vi corrisponde, ed è popolato dai “tyranni”. In italiano, abbiamo semplicemente un pianeta Tiranno abitato dai tirannici. Si potrebbe forse valutare di lasciare i termini originali, perché per un lettore di oggi è più faticoso prendere sul serio degli antagonisti “dal pianeta Tiranno”.

Nel complesso: il romanzo è ben costruito ed è una lettura gradevole, ma non è tra i migliori della produzione asimoviana. 

Nona Grey

Recensione Nona Grey – Grey Sister di Mark Lawrence

Prosegue il percorso di studi di Nona che ora dovrà scegliere a cosa dedicarsi: essere una mistica o servire con la spada? Non sarà una decisione facile.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Il libro prosegue proprio da dove si era interrotto, anche se un salto temporale ci porta due anni avanti nella storia, subito dopo iniziano a venire a galla gli elementi che daranno nuova forma alla profezia.

Lo so, ho ribadito questo concetto anche nella precedente recensione, ma sul serio lo stile di questo autore è troppo deviante rispetto alle azioni dei personaggi. Oltre a questo è pure prolisso. Allunga nozioni che si potrebbe riassumere in poche frasi. Per quanto questo volume sia più intenso (per gli avvenimenti) rispetto al precedente, il personaggio di Nona mi rimane, come nel primo libro, troppo distante, anche se attraverso personaggi nuovi e la maturità delle situazioni avrebbero dovuto farmi scattare un maggiore feeling con lei. Eppure molti aspetti mi hanno ricordato le situazioni adolescenziali con bullismo, perdendo a mio parere lo scopo principe di questa nuova parte della storia: darci una chiara visione della fine della formazione di Nona.

Ci sono molti nuovi personaggi interessanti eppure (come già ribadito anche in questo caso) ho trovato la lettura un poco pesante, ed è strano perché come secondo volume ha molta azione. Eppure mi è quasi venuto il sospetto che l’autore avrebbe potuto chiudere la storia con questo libro. Non sembra infatti un volume di passaggio che prepara il lettore al finale, ma invece…

Resta un ultimo volume, il più breve dei tre… sono curiosa di capire come si chiuderà la storia di Nona.

La guerra dei papaveri

Recensione La guerra dei papaveri di R. F. Kuang

Rin è orfana e i suoi genitori adottivi hanno un piano per lei: farle sposare un uomo per liberarsene; lei però non ha intenzione di sottostare al destino che le è stato imposto. Ha poco tempo, ma deve studiare e superare gli esami che le permetteranno di avere un suo futuro accedendo all’accademia.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Questo libro è molto particolare. Partiamo dal fatto che si tratta di una lettura molto avvincente, ma con molti buchi di trama. Allo stesso modo sembra rivolto al giovane pubblico, ma molto spesso le tematiche sono forti e a mio parere non le darei così facilmente in pasto a dei lettori sotto una certa età. Eppure è un libro che fin da subito mi ha appassionato… vediamo insieme i perché.

Partiamo dall’ambientazione. Siamo in un mondo fantasy classico di forte ispirazione orientale, l’impero con i suoi regni ricorda moltissimo la Cina, come l’isola di Speer, Taiwan e (chissà come mai) il nemico, la Federazione di Mugen, assomiglia invece al Giappone. Eppure i nomi e la storia di questi luoghi raccontano un mondo immaginario, se non fosse che ogni tanto saltano fuori riferimenti chiari al nostro mondo (l’esempio più palese è il libro di studi L’arte della guerra di SunTzu). Questo mix tra realtà e finzione affascina (dai chi non ha mai amato la particolarità dell’estremo oriente) e imbriglia il lettore, di pagina in pagina non può far altro che volerne scoprire sempre di più.

Il secondo elemento, a mio parere forte, è Rin. La protagonista segue il canovaccio delle storie di avventura orientali. È chiaramente l’eroe che riuscirà in tutto, ma non gli viene resa la strada facile. È orfana in una famiglia che non la vuole e che, per legge, ha dovuto prenderla con sé. Vuole studiare e puntualmente le viene imposto un matrimonio di comodo. Quando raggiunge un risultato o una vittoria questa non è mai appagante: ad esempio riesce ad andare alla scuola, bene, ma è solo una contadinotta. Dimostra di essere comunque sveglia e brava, ecco che il suo essere donna le mette in chiaro da subito che potrebbe non farcela. L’evoluzione di questo personaggio è composta da una costante ascesa, caratterizzata da nuove difficoltà a cui seguono imprevisti e, ogni vittoria, sembra avere un sapore amaro.

Quello che invece non soddisfa appieno il mio gusto è la scelta di inserire lo sciamanesimo come un dato di fatto solo a metà volume: la formazione che Rin ha a Sinegard (l’accademia) viene da subito mostrata come un elemento semplice che si bassa su strategia, forza, ingegno ecc.. L’elemento fantastico invece è ritenuto come una semplice leggenda: uomini che combattono con il potere degli dei, impossibile! Eppure è evidente da un certo punto in poi che esista. Ecco, tutto questo mi è sembrato forzato proprio perché non fuso con l’ambientazione, anzi reputarla una cosa inesistente proprio nella stessa scuola in cui c’è un corso (anche se non frequentato) riservato a questo potere.

Infine le droghe. Avevo intuito che fossero parte scatenante della componente fantastica, una scelta logica. Anzi forse avrei voluto vederle di più sotto questo aspetto che sotto quello di semplici stupefacenti (visto che si parte sin da subito scoprendo che Rin lavora per la sua famiglia che, appunto, gestisce un giro di spaccio).

Tirando le somme, questo volume è avvincente ma ha molti difetti. Si legge con scorrevolezza fino a metà poi si incappa in alcune situazioni troppo lente, e si ritorna a correre oltre la metà. C’è la guerra, e non una guerra di sfondo; ci sono sangue, stupri e massacri, raccontati a piene parole. Non è un libro che consiglierei a giovani lettori, ma nemmeno a lettori forti adulti e consumati. Io credo che questo volume sia una via di mezzo, un fantasy new adult commerciale che avrebbe bisogno di essere smussato un po’, ma che vi confesso ho letto con molto piacere.

Red Sister

Recensione Nona Grey – Red Sister di Mark Lawrence

Nona è una bambina strana. È cresciuta in un villaggio che non l’ha mai accettata e, come se non bastasse, è già stata condannata a morte. Badessa Glass la salva dall’esecuzione portandola al convento e facendola diventare una novizia. Quello che però Nona ancora ignora è che non si tratta di un culto in cui delle donne predicano la religione, loro sono addestrate per uccidere.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Molti che hanno avuto la fortuna di averle come insegnanti vi diranno che la figura della suora è legata a quello della malvagità, ma pensare che siano delle assassine ammetto che è un ossimoro molto interessante. Partiamo dal fatto che già in “Ciao Nì” (grazie Stroncando l’orrore) si potevano trovare suore combattenti, ma vederle in un romanzo con tanto di culto annesso aveva un grande potenziale.

L’idea di base c’è, ma prima si saltare alla conclusione prendiamo in esame il worldbuilding alle spalle dell’idea: siamo in un mondo in cui è rimasta poca terra, dove incontriamo il classico binomio povertà-schiavitù, a cui si contrappongono classi agiate quasi sempre favorite dalla razza. La società ha un chiaro ordinamento, ma da subito c’è dato poco da vedere perché tutto si sposta al convento. C’è immediatamente molta carne al fuoco e questo distrae un po’ il lettore che, a mio parere, vorrebbe leggere di più e vedere la storia procedere.

Il grande difetto della struttura di questo primo volume è riassumibile in “deviazioni di percorso”. Troppo spesso i personaggi si soffermano a parlare del passato, a spiegare (ma lo show don’t tell?) lasciando in secondo piano quello che a mio parere incuriosisce di più come, per esempio Nona, e soprattutto … perché c’è bisogno in questo mondo di suore assassine? Certo le risposte arrivano ma sono spesso gocce nascoste dentro un mare di situazioni, riflessioni o descrizioni. Capisco che si parla di un mondo fantasy complesso, che il lettore deve capire nel suo insieme, ma se non si portano avanti i veri conflitti del romanzo, si rischia di trovarsi impantanati nelle pagine.

Insomma un primo volume molto ricco, e che a guardarlo bene occupa la metà dell’intera trilogia, che ho davvero trovato troppo lento.

Paria dei Cieli

Recensione Ciclo dell’Impero – Le correnti dello spazio di Isaac Asimov

In un futuro lontano, in cui l’umanità ha colonizzato la galassia, il pianeta di Florina è sfruttato dai Signori di Sark per la produzione di kyrt, una fibra vegetale da cui si ottiene un tessuto pregiato. E in mezzo ai campi di kyrt è stato ritrovato Rik, un uomo adulto ma con le capacità cognitive di un neonato. Dopo essere stato adottato come scemo del villaggio, ha ri-imparato a camminare e parlare. E poi, dopo un anno, a ricordare. E i suoi ricordi sono i ricordi di uno scienziato che aveva scoperto un pericolo imminente in grado di distruggere l’intero pianeta di Florina.
Mentre Rik cerca di recuperare i suoi ricordi, intorno a lui vanno formandosi trame politiche, al punto da far traballare gli equilibri interni di Sark e i rapporti con la nascente super potenza di Trantor.

Questo libro è stato offerto da Mondadori e recensito per voi da Viviana Tenga.

Per chi conosce già l’universo di Asimov, Le Correnti dello Spazio si pone molto prima del Ciclo della Fondazione (l’Impero Galattico guidato da Trantor si sta ancora formando) ma molto dopo quello dei Robot (la Terra è pianeta ancora abitato ma semi sconosciuto alla maggior parte della popolazione galattica). È parte di quello che viene definito “Ciclo dell’Impero”, ma è totalmente autoconclusivo e slegato dagli altri due (se non per l’ambientazione comune).

Il romanzo è datato 1952, ed è inevitabile che un po’ si senta. Quella che dovrebbe essere una tecnologia fantascientifica, ci appare per alcuni aspetti antiquata (in particolare, si senta la mancanza di internet o qualcosa gli somigli), i ruoli sociali e di genere sono a tratti un po’ “all’antica”.

Nel complesso, però, Le Correnti dello Spazio non è affatto un romanzo superato. L’ambientazione fantascientifica è solo uno sfondo su cui si sviluppano scene d’azione e intrighi politici. I temi centrali riguardano la gestione il potere economico, lo sfruttamento delle popolazioni indigene da parte di élite straniere, il cinismo della politica internazionale (in questo caso, interplanetaria), il rapporto tra essa e la scienza.

I personaggi, come spesso accade in Asimov, sono caratterizzati in maniera un po’ grezza, con tanto tell e poco show, ma non sono macchiette. Di ognuno di loro conosciamo motivazioni e ambizioni. Non c’è una lotta tra buoni e cattivi, solo tra visioni e interessi diversi.

Lo stile è semplice, a tratti un po’ goffo, forse anche a causa di una traduzione che andrebbe svecchiata (quella proposta è ancora la prima che fu fatta in italiano, nel 1955). Diciamo che se cercate una prosa elegante o brillante, non è questo il libro che fa per voi.

Se conoscete già Asimov, troverete quello che vi aspettate di trovare in un suo romanzo e quello che io personalmente, da fan, ho sempre apprezzato: trama complessa e intrigante, una visione del mondo basata sulla fiducia nella scienza e nella razionalità umana, personaggi di origini umili o addirittura emarginati che vedono riconosciuto il loro valore.

Se non avete mai letto niente, è sicuramente un romanzo valido da cui iniziare. E ci troverete tutte le cose elencate al paragrafo sopra.

Thunderhead

Recenzione Thunderhead di Neal Shusterman

Citra è ormai divenuta la Falce ‘Madame Anastasia’, una falce che spigola dando il tempo alle sue vittime per prepararsi alla morte. Rowan, a suo modo, è divenuto “Maestro Lucifero” e elimina le falci che non hanno etica nel loro operato. Come se non bastasse il Thunderhead ha un piano perché tutto raggiunga un equilibrio…

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Le trilogie distopiche di questi tempi mi stanno deludendo tanto… In realtà ci vedo uno schema: Divergent e Hunger Games (per citarne alcuni) hanno un percorso verso la distruzione della distopia vigente; se prendiamo invece quelle in volumi singoli classiche come per esempio  Fahrenheit  451 o Il mondo Nuovo, ecco che la situazione è diversa, il lettore rimaneva inorridito e il libro lo portava a riflettere sul concetto “cosa posso fare perché un futuro come questo non si avveri?”. Invece questi volumi sono più un viaggio avventuroso, dove il singolo risponde alla chiamata per poter distruggere il mondo (sbagliato) in cui vive.

Vi dico questo perché fino all’ultimo capitolo ero convinta che il canovaccio fosse abbastanza banale e ovvio. Invece la storia ha un portentoso plot twist che non è prevedibile, ma… sì abbiamo un “ma,” ciò che lo precede a mio parere non è sufficiente a salvarlo dalle molte critiche.

Partiamo dal Thunderhead. Lo si conosce sempre di più, ma i suoi interventi alla fine del capitolo a volte risultano eccessivi. Farlo diventare un personaggio a tutti gli effetti lo rende a volte scomodo e di troppo (anzi quando dovrebbe esserci non c’è mai). Il secondo aspetto che devo Criticare è Rowan a inizio libro, la sua scelta di diventare una Falce ammazza Falci è sciapa, infatti ho apprezzato molto di più la sua presenza passiva nell’evolversi della trama. Non voglio aprire il capitolo romantico perché rimane coerente all’incoerenza con cui era stato trattato nel primo volume, praticamente è un qualcosa che proprio si poteva evitare o semmai scrivere meglio. E infine, non faccio spoiler, la carrambata (è un termine troppo vintage perché lo si capisca?): ecco, non ci siamo, i colpi di scena devono essere coerenti, quando sono così eccessivi come quello del “nuovo cattivo”, ho temuto che il resto della lettura sarebbe stato noioso.

Cosa salva questo libro dalla bocciatura a pieno titolo? Da una parte l’introduzione di nuovi personaggi come Greyson che, una volta identificato come losco, ho trovato noioso e sul finale ho capito che questa volta mi ero lasciata ingannare dallo scrittore. Dall’altra, come ho già detto sopra, per lo meno il finale non sembra il preludio di una guerra che i protagonisti dovranno combattere nel terzo volume. E questo mi da molta speranza.

Quindi direi che non sono ancora pienamente convinta ma rispetto al primo volume va molto meglio. Mi riservo di farvi sapere se davvero consigliarvi questa trilogia quando avrò letto il terzo e ultimo volume, in ogni caso tenetela d’occhio.