Recensione di La repubblica del drago di R. F. Kuang
Rin ha vinto la terza guerra dai papaveri, ma ora è allo sbando, drogata per tenere in qualche modo controllati i sensi di colpa e i suoi poteri. Nulla però le può dare davvero pace. Come se non bastasse è una pedina nelle mani di un nuovo potente, che vuole di nuovo la guerra.
Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.
Partiamo con il dire che questo libro lo boccio completamente. I tempi narrativi sono sbagliati. Rin diventa un pupazzetto e subisce la trama invece che esserne protagonista. Come se non bastasse il tutto rimane piatto.
Il principale problema è che forse segue troppo la storia cinese e lascia pochissimo spazio alla corrente fantasy, la parte più interessante del primo libro. Rispetto al primo volume in cui le situazioni erano minate dai buchi di trama, qui invece l’azione è smorzata da forze maggiori. Ci dovrebbe essere tensione, contrasti, magari anche una crescita dei personaggi. Invece Rin non impara nulla e gli altri personaggi sono relegati mero contorno, inseriti nella narrazione giusto per dare alle vicende un po’ di colore, ma senza troppa convinzione.
Credo che molti dei problemi di questo libro siano appunto da attribuire alla scelta strategica dello scrittore di dare spazio alla rielaborazione della storia cinese, lasciando però in secondo piano quanto costruito nel primo volume. Proprio per questo non riesco a pensare che sia davvero il seguito meritato per quanto letto nella Guerra dei papaveri. Mi sono anche interrogata più volte se valesse la pena andare avanti e, sinceramente, non so se voglio davvero finire questa trilogia. Sapete che sono una che piuttosto si annoia e legge le saghe complete per poterle recensire, ma ultimamente credo che alcuni libri non meritino proprio il mio tempo. A volte è meglio fermarsi al salvabile. Quindi non credo leggerò il terzo libro di questa trilogia. Un peccato perché le basi per una buona serie c’erano tutte.