Palazzo di sangue

Recensione: Palazzo di sangue di June Hur

Nella Corea settecentesca essere donna, e pure figlia illegittima. è difficile. Ma del resto è questo il pane quotidiano di Hyeon: si impegna al massimo per elevare la sua condizione, fino a quando una serie di brutali omicidi sconvolge tutto e mette in dubbio, non solo le sue convinzioni, ma rischia di mettere in pericolo la vita della sua mentore.

Attenzione questo libro è stato offerto da De Agostini Libri.

Ve lo confesso, io e la Corea non abbiamo un grande rapporto. Sono una fan sfegatata del Giappone, amo la sua lingua i suoi drama, film e live in action, eppure non sono così amante dei medesimi lavori della penisola asiatica che sta appassionando l’occidente. Ho amato tantissimo manhwa come Gung (ogni mattina rivolgo una preghiera al Dio dei drama perchè mi faccia trovare un portale che ha la sua serie tv disponibile), ma non sono mai stata convinta delle produzioni coreane che mi sembravano a volte una copia di quelle giapponesi. Negli anni la Corea del Sud ha creato un suo stile che ben si discosta da quello nipponico e io, forse un po’ boomer, forse un po’ troppo legata alla terra del sol levante, non ho mai provato a investire davvero tempo nelle produzioni di questo paese: tutta questa super premessona solo per dire che non ho grandissime competenze sulla Corea e, per tale motiv, questa lettura è stato un volermi mettere alla prova.

Comincio con il dire che, per chi come me non ha una conoscenza ferrata sulla storia e sulla cultura su cui poggia questo romanzo, c’è stata una curiosa aspettativa su come sarebbe stato raccontato. Avrei potuto cogliere appieno il testo? La risposta è stata Ni. Diciamo che senza un minimo di background sul passato della Corea e della sua tradizione, il libro risulta un poco semplicistico: ci sono poche spiegazioni legate alla struttura della società, o delle sue città, e tutte legate a doppiofilo con i protagonisti, lasciando per scontato quelle che non li riguardano; certo ai fini della trama è perfetto, ma per chi non ha basi come me all’inizio è rischia di rimanere un poco disorientato.

Lasciando quindi da parte questo aspetto il libro si è lasciato divorare. Scorrevole, avvincente e soprattutto basato su una storia vera, elemento che si scopre solo leggendo a fine libro gli approfondimenti dell’autrice. Fin dalle prime pagine mi aspettavo un giallo storico senza troppe pretese, scoprire invece che fosse tratto dalla realtà, e che nonostante le licenze narrative abbia preso forma un così bel romanzo, mi ha spiazzato. Ammetto che ultimamente le uscite di molti editori mi stanno deludendo. Sono sempre libri fotocopia di altri; questo invece ha una sua voce e per quanto lo abbia letto da profana devo dire che lo consiglieri non solo a giovani lettori ma anche a chi vuole avvicinarsi alla storia delle Coree.

Analizzando storie e personaggi posso dirvi che questa è una di quelle storie che vi possono tenere incollati alle loro pagine fino alla parola fine. Ho rischiato di fare orari folli con il classico “ancora una pagina e poi vado a dormire”. Hyeon è una protagonista ficcanaso e sinceramente votata a ripagare le cure che la sua mentore ha sempre avuto per lei. Eojin ho più volte pensato potesse essere il vero principe (non lo so, una parte di me voleva che fosse il principe pronto a salvarla e invece…).

Un libro davvero particolare. Una piacevole (finalmente!) scoperta tra le nuove uscite estere. Una storia che, più che cavalcare la scia dell’amore per la Corea, lascia una scia di sangue che siamo costretti a seguire fino alla parola fine.

La gemma di Ceylon

Recensione La gemma di Ceylon di Amalia Frontali

Dido Monica Monkford sembra ormai condannata a rimanere zitella, se non fosse che la famiglia decide di predisporre un accordo di matrimonio a distanza, a Ceylon, nelle colonie orientali: qualcuno sembra volerla come sposa. Peccato che al suo arrivo, dopo tre settimane di navigazione, il suo promesso sia ormai morto. A lei rimangono solo sei mesi per trovarsi marito, o dovrà tornarsene in Inghilterra.

Tranne per un paio di volumi, ormai ho letto quasi tutto di Amalia Frontali. Avevo la copia digitale di questo, ma ho anche recuperato la splendida edizione cartacea che fa pendant con “La chioma di Berenice” perché, è inutile dirlo, amo moltissimo questa autrice, tanto da avere uno scaffale interamente dedicato a lei. Ora basta però con i convenevoli, parliamo di questa opera che è tra le sue prime produzioni.

Lo stile è ancora un poco acerbo ma ha la finezza della ricerca storica e la creazione di una trama che non vada in contrasto con l’epoca. La sapiente penna, che poi arriverà a lavorare su titoli meglio strutturati, c’è però già tutta. Dai piccoli dettagli e le note storiche, si sente che non è solo una romanzo in abiti d’epoca e con tazze raffinate. Insomma scordatevi gli anacronismi alla Bridgerton. Qui perfino i passi di danza descritti potrebbero essere verificati e confermare la sua correttezza temporale. Questo differenzia i libri di Amalia dai romanzi fantasy-storici: perfino i soprammobili sono accurati!

Bando alle ciance, veniamo al contenuto letterario. Come anticipavo è uno dei suoi libri più “giovani” e “precoci”, non lo si può negare. Nella parte centrale ho faticato un poco a trovare la spinta giusta per continuare la sua lettura. Il problema a mio dire è che, l’autrice semina molto bene alcuni elementi di trama, ma toglie al lettore i momenti di tensione che irrompono tutti insieme sul finale. Un peccato perché Ceylon (la moderna Sri Lanka) è sì una location molto romantica e selvaggia, ma a volte diventa troppo invadente, distogliendo l’attenzione del lettore dai dettagli che Amalia colloca sapientemente qua e là, pezzi che poi comporranno un complesso mosaico che apparirà nella sua interezza solo a fine libro.

Ideale per chi cerca un Regency vero e autentico al 100%, con una punta di esoticità insolita per il genere ma che, fidatevi, vi incanterà.

Lo pseudonimo

Recensione Lo pseudonimo di Juls Way

Tutta Londra ama i libri di Carl Montgomery, ma chi si nasconde dietro questo nome? Chi è la penna che ha dato vita a una trilogia così ben scritta e intensa? Mr Ezra Talbot, editorialista della rivista The Point, è incaricato di scoprire il mistero e, con la fedele assistente Miss Frances Evans, avranno il compito di raccogliere i piccoli indizi che solleveranno la maschera dietro la quale si cela lo scrittore.

Attenzione questo libro è stato offerto da Words Edizioni.

Mi aspettavo un libro molto diverso, forse perchè cercavo una lettura romantica. Invece in questo volume gran parte dello spazio è dedicato alla ricerca, pagina dopo pagina, si percorre Londra e si raccolgono indizi e, con in sottofondo i romanzi scritti dall’autore, ci si ritrova immersi in una inchiesta. Questo non è affatto un difetto, e anzi trovo sia molto lodevole che non ci si perda in innamoramenti messi lì per intrattenere. Il rapporto tra Frances ed Erza prende spazio e importanza man mano che si avanza nella storia. Insomma non è un romanzo rosa da quattro lire, ma un buon romanzo storico.

Non mi è risultato però completamente perfetto. In più punti ho trovato che l’autrice giocasse tutte le carte in anticipo, quando avrebbe potuto creare più suspense tenendole in mano fino al momento più opportuno. Anche i personaggi secondari vengono messi in campo forse con un poco di fretta. E’ in realtà Mrs Talbot a scompigliare tutto e tutti, creando i presupposti per appassionare il lettore, tanto che le pagine a lei dedicata me le sono divorate; era il giusto elemento di contrasto che serviva alla trama, a volte ferma sulle riflessioni dei protagonisti e sulle indagini, ristagnando in alcuni punto dove l’elemento di contrasto rimane un po’ troppo in sordina

La pecca di questo romanzo è che, pur sfruttando elementi coerenti con l’epoca, li utilizza senza contestualizzarli. L’esempio più particolare è il telefono: certo era già in uso prima della grande guerra, ma solo dopo si diffuse capillarmente. Mi suona alquanto difficile pensare che nel 1907 l’assistente di un editorialista lo avesse. Certo era possibile, ma come risulta “insolita” la bicicletta in possesso a Frances, lo doveva anche essere uno strumento così moderno per l’epoca. Non sono errori, perché è chiaro che dietro a questo testo ci sia molta ricerca storica, ma la loro contestualizzazione è stata un po’ troppo tralasciata. Non sono elementi che influiscono la trama, ma in alcuni punti sembrano denaturalizzare il contesto storico, perché suonano più moderni di quanto in realtà sono.

Se cercate uno storico con una bella nota investigativa e l’ambientazione di inizio ‘900 questo è il libro adatto a voi.

A Sir Phillip con amore

Recensione A Sir Phillip con amore di Julia Quinn

È iniziata con delle condoglianze la fitta corrispondenza tra Eloise e Sir Phillip. Ma quello che ha stravolto completamente i piani della famiglia Bridgerton è stata la fuga, in piena notte, della sorella che ormai si temeva zitella, Eloise, diretta proprio a rispondere di persona a una proposta di matrimonio ricevuta per posta.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

 Questo libro esplora una Eloise molto diversa da quella che abbiamo intravisto nei precedenti volumi, e che ormai reputavamo destinata a restare nubile per il resto dei suoi giorni. E’ infatti completamente diverso da tutti gli altri volumi della famiglia che, grazie alla splendida serie tv, sta portando il romance storico sulla bocca di molti lettori e non solo. 

Ciò che mi ha coinvolto di più è la struttura fuori canone del romanzo. Non è il tipico innamoramento, inoltre c’è quel pizzico di scandalo che in un romance storico non fa mai male. Inusualmente partiamo conoscendo per prima cosa Sir Phillip, un uomo molto freddo a causa anche del primo matrimonio tutt’altro che felice. C’è poi la componente divertente: i figli di Phillip. Due gemelli pestiferi che faranno vedere i sorci verdi alla cara Eloise, che sarà pronta a rispondere alle loro marachelle grazie all’esperienza coltivata negli anni con i suoi fratelli.

Infine una graziosa nota di colore: ogni capitolo è introdotto da piccole note della stessa Eloise, scritte in diversi momenti della sua vita e che danno già una direzione al lettore un po’ come facevano gli articoli di Lady Whistledown (di cui si sente molto la mancanza).

Davvero una piacevole lettura che, vi confesso, mi fa sperare che la seria stia diventando sempre più bella di libro in libro e, per la prima volta, nessuno spoiler nel secondo epilogo. Direi che se continua così mi dovrò procurare anche i cartacei, perché è proprio una serie che merita di essere nella mia libreria e, se amate il genere, anche nella vostra.

Recensione Un uomo da conquistare di Julia Quinn

Recensione Un uomo da conquistare di Julia Quinn

Penelope ha la veneranda età di ventotto anni, ormai zitella e senza speranza, ha sempre e solo desiderato un uomo: Colin Bridgerton. Non ha mai rifiutato una proposta di matrimonio, ma del resto nessuno si è mai azzardato a farne una. Ora che però il suo grande amore (anche se immaginario) è tornato a Londra, è pronta a sognare di nuovo, prima che lui riparta e la lasci di nuovo sola.

Attenzione questo libro è stato offerto da Mondadori.

Il problema che tutti incontreranno nel leggerlo, avendo anticipatamente visto la serie tv, è il mega-spoiller che ha saputo fare e che toglie molta suspance a questo volume. Partiamo con il dire che qui la scena è divisa tra, Penelope ormai zitella, e Colin (il terzo Bridgerton) ancora scapolo e senza una chiara direzione da prendere per la sua vita.

I due personaggi si completano perfettamente e finalmente (rispetto al terzo volume che avevo trovato scialbo) si ritorna alla frizzantezza tipica di Julia Quinn. Penelope con il suo modo ottimistico di affrontare la società che la sottovaluta, contrapposta a Colin, il ragazzo reputato da tutti perfetto che si sente perso senza obbiettivi. Per certi versi ricorda molto il percorso fatto dal fratello Benedict, ma qui finalmente la storia non è un canovaccio così scontato che riprende la versione romantica di Cenerentola.

Ho parlato di spoiler, ma non vi dirò quale e non aggiungerò altro sulla trama, perché penso sia davvero un peccato che Mondadori abbia aspettato tanto. Fossi stata in loro avrei pubblicato questo volume a inizio dicembre, almeno si poteva avere la possibilità di leggere la serie con questo fondamentale dettaglio.

Insomma, se avete amato la serie tv, sono certa che vi perderete anche tra queste pagine. Certo, niente duchi, ma fidatevi amerete anche Colin.