Il fiore e le spade

Recensione Il fiore e le spade di Alfred E. W. Mason 

1718. Il cavaliere Carlo Wogan, servitore federe dell’esiliato Giacomo Stuart, vede sfumare la possibilità del matrimonio tra il suo re (anche se non ha davvero questo titolo) e Clementina Sobieska. La principessa infatti è stata imprigionata da Carlo IV d’Asburgo a Innsbruck. Ma Wogan non è disposto ad accettare la sconfitta proprio ora che aveva anche ottenuto la procura per il matrimonio e lui, insieme ai suoi fedeli amici, si incarica della missione che sembra impossibile: liberare Clementina e portarla in Italia perché il matrimonio venga celebrato.
Attenzione questo libro è stato offerto da Scrittura & Scritture.

Una semplice missione di salvataggio, al massimo un’avventura? No! Da subito intrighi e colpi di scena fanno capolino nei capitoli facendo capire al lettore che in ogni pagina la situazione potrebbe stravolgersi. Questo ritmo costante di avvenimenti rende la lettura veloce e mai noiosa. I veri protagonisti di questa storia sono la lealtà e l’onore; ogni difficoltà, ogni sfida spinge Wogan a portare avanti il salvataggio a ogni costo, anche a sacrificare l’amore se necessario.

Questo libro rientra nel genere “Cappa e spada”, a cui afferiscono titoli famosi tra cui “I tre moschettieri” e “Robin Hood”, dove l’ambientazione storica (ricordiamo che questo libro fu pubblicato a inizio novecento) porta il lettore lontano nel tempo per vivere avventure fatte di duelli, continui colpi di scena, spie e lettere segrete. Si tratta di un genere che inconsapevolmente molti hanno letto, ma di cui pochi conoscono il nome.

Una lettura ben diversa da “Le quattro piume” che dimostra quanto Mason fosse un autore poliedrico. Non solo aveva storie da raccontare ma sapeva come farlo. L’accurato lavoro del team Scrittura & Scritture ha permesso a questi romanzi di arrivare a noi con una traduzione fresca, rispettosa del testo originale. Spero infatti nella pubblicazione di altri titoli scritti da questo autore, abbiamo proprio bisogno di leggerli.

Se cercate un libro con il sapore classico delle avventure di altri tempi, ve lo consiglio caldamente: non annoia, ha un numero di pagine che non spaventa e si legge in un soffio.

Le quattro Piume

Recensione: Le quattro Piume di A. E. W. Mason

Inghilterra, 1882. Harry Feversham si ritira dall’esercito abbandonando i suoi compagni al fronte in partenza per il fronte. La conseguenza del suo gesto  sono tre piume bianche, contenute in una piccola scatola ed inviate da tre suoi amici fidati, che attestano la sua codardia. A queste se ne aggiunge una quarta, quella della sua fidanzata Ethne che rompe il fidanzamento, sconvolta che l’amato si sia dimostrato pavido. Harry però non è un codardo e partirà per il Sudan per restituire le piume proprio quando i suoi tre amici saranno in difficoltà…

Avendo visto il film, prima di aver letto il libro, avevo una paura matta che leggerlo lo avrebbe rievocato troppo. Sono passati anni da quando lo vidi e fortuna vuole che a parte la premessa delle piume, non ricordassi così bene tutti gli eventi. La lettura quindi è stata godibile dal primissimo capitolo. L’unica cosa però che è completamente diversa, e me lo ricordo benissimo, è che i fatti sono molto più incentrati sull’Inghilterra che sull’Egitto e il Sudan. Infatti non seguiamo subito Harry nelle sue imprese, anzi spesso è in Inghilterra che vediamo i passi in avanti e non la si vive tutta direttamente sul campo (anche se poi ci sono molti punti in cui la narrazione si sposta appunto su Harry). È un po’ come se le piume fossero le vere protagoniste, più che Harry, vediamo le conseguenze di un gesto che avrebbe potuto distruggere la vita di un uomo e invece ha creato una storia di riscatto; non assumere il proprio dovere in battaglia avrebbe distrutto l’onore per la famiglia Feversham che conta generazioni al servizio della corona.

L’esperienza dell’autore riesce a portare sulle pagine il mondo dell’esercito senza che questo soffochi la storia, sì, troviamo avventura e la magnificenza esotica delle terre lontane, ma anche romanticismo. Seguendo la vita di Ethne mentre Harry è lontano ci troviamo a tifare perché lui torni a casa salvo, anche se ormai lei dice di non amarlo e ha custodito solo una foto. L’autore poi sfrutta il personaggio di Jack Durrance che sembrerebbe a un primo occhio come un semplice personaggio secondario, e invece rimasto cieco, si trasforma in protagonista e, grazie al suo intuito, scopre il segreto di Harry e si arma per aiutarlo indirettamente.

Si tratta di un libro pubblicato a inizio ‘900 e un poco si sente. I primi capitoli sono ricchi di nomi e situazioni e se siete abituati a letture leggere potreste rischiare di perdervi. Ci sono ottime descrizioni tipiche dei romanzi ottocenteschi: il lettore comodamente seduto a casa può viaggiare e sentire il profumo della sabbia del deserto. Anche la scelta dell’intreccio che contrappone Inghilterra e Sudan/Egitto rende dinamica la storia spingendo il lettore a continuare a leggere per sapere. Ammetto però che ci ho messo un po’ a entrare in sintonia con la storia, forse perché poco abituata allo stile dell’autore, ma vi confesso che non è una lettura pesante, anzi, una volta affezionati alla storia e ai personaggi difficilmente si abbandona la sua lettura. Questo è il primo libro di Mason che leggo, ma la casa editrice mi ha omaggiato di un secondo volume “Il fiore e le spade” che spero di iniziare presto.

A chi consiglio di leggere questo libro? Se amate i romanzi storici questo non dovete perdervelo, è un autentico gioiello che va scoperto e non può mancare nelle vostre librerie. Non so se lo consiglierei a giovani lettori, anche se far riscoprire il senso dell’onore ai giovani sarebbe cosa buona e giusta (mi sento vecchia nello scrivere queste parole). Infine lo consiglio moltissimo a chi cerca un buon libro dal sapore classico, la traduzione è ottima e sono certa che questa avventura vi spingerà a cercare gli altri libri di questo autore.