I figli di Darwin

Recensione I figli di Darwin di Giulia Esse

Qualcosa sta cambiando a Londra. Alla Royal Society lo spirito creazionista sembra voler sopprimere le idee evoluzionistiche Darwiniane. Come se già questo non bastasse, misteriosi suicidi di massa sconvolgono la città; la chiave di tutto sembra essere nelle mani di Demetrius: un inventore le cui idee non sono considerate molto dal mondo scientifico, un uomo che preferisce non affrontare i problemi.

Attenzione questo volume è stato offerto da Plesio Editore.

Parto con il dire che questo volume è una lettura che ingrana dopo parecchi capitoli. C’è voluto un po’ perché il mondo complesso mi apparisse chiaro. I personaggi che abitano questa storia sono molti e entrare in empatia con tutti è complesso. Alcuni capitoli interrompono gli eventi degli altri, struttura narrativa geniale e ben gestita, ma che io poco apprezzo. Eppure, una volta entrata in sintonia con i vari protagonisti, è stato un attimo riuscire anche a gustare a pieno regime la storia.

Non è una storia che si può riassumere in poche parole, così anche i personaggi sono tanti e belli proprio per la loro complessità: la bravura dell’autrice riesce a dipingere pian piano ognuno, fino ad arrivare alla parola fine quasi con dispiacere perché ci si era affezionati. E lo dico chiaramente, si vorrebbe leggere molto altro, o semplicemente si vorrebbe tornare indietro nei capitoli e sperare di trovare molto altro.

L’ambientazione steampunk è inizialmente molto soft, non facendo cadere questo volume nello stereotipo di un mondo fatto di vapore e rotelle ovunque. Anzi di diversi riferimenti storici contenuti nel volume (come l’ampio approfondimento ai preraffaeliti, nonché il citare Effie Gray, personaggio legato al movimento e poco conosciuto se non a chi ha studiato bene arte) lo portano a mostrarsi per una lettura che è molto più complessa delle immagini che richiama il genere. Lo stile dell’autrice è parecchio ricercato e i dialoghi hanno un sapore ottocentesco, a completamento dell’ambientazione steampunk.

La scelta di inserire diversi personaggi poi lo rende ideale per chi apprezza non solo il genere, ma anche per chi magari in un primo momento non riesce a creare empatia con il protagonista principale. Per esempio io mi sono fissata moltissimo sulla linea narrativa di Erza Walton e Gràinne Lynch, due personaggi secondari, di cui leggerei volentieri un volume a loro dedicato. I personaggi secondari hanno a volte la forza di togliere la scena a Demetrius e lo fanno in un modo tale che si rimane incollati alle pagine.

Una lettura consigliata a chi apprezza il fantastico storico, ovviamente lo steampunk, ma soprattutto a chi è alla ricerca di un’avventura unica nel suo genere.

Lovelace & Babbage

Le mirabolanti avventure di Lovelace & Babbage (di Sydney Padua)

Lovelace & Babbage, due ingranaggi fondamentali che hanno messo in moto un macchina destinata a rivoluzionare la computazione mondiale, grazie alla loro visone poliedrica della matematica e del progresso tecnologico. Non a caso hanno gettato le basi per la Macchina di Turing, per poi diventare passo dopo passo quel tool che noi chiamiamo grezzamente “computer”.
Mondadori, che ha gentilmente offerto questo libro, punta molto in alto con quest’opera della collana Oscar Ink. E ne ha ben donde, perché il lavoro di ricerca di Sydney Padua è certosino tra biblioteche, archivi e Google Books. L’autrice ci riporta in un’era illuminata, dove le colonne portanti dell’attuale informatica ed elettronica erano soliti trovarsi, in occasioni più o meno mondane, per scambiare idee e progetti grazie ai quali l’automazione ha avuto una spinta decisiva.
Lei, considerata la prima programmatrice in assoluto in barba al patriarcato, lui una mente folle ed incompresa che ha unito vapore e meccanica nelle sue macchine.
Questo volume è come la Macchina Analitica da loro progettata. Ha una sua magnificenza, una sua stranezza, una sua complessità ed anche un piccolo senso di incompiuto. Vi è un’alternanza continua di graphic novel, con note a margine, disegni, foto, stralci di lettere, eppure una volta terminato è come se mancasse qualcosa, pur avendo appreso inconsciamente una quantità enorme di nozioni storiche, matematiche e mondane. E’ impossibile collocarlo in qualche modo, perché è un sapiente mix di informazioni eterogenee che si intersecano una con l’altra creando un legame inscindibile.
L’autrice ha probabilmente dovuto fare lei stessa uno sforzo titanico per riuscire a raccapezzarsi tra fiumi di nozioni universitarie e documenti introvabili, eppure riesce coerentemente a creare una serie di mini fumetti molto d’impatto e curiosi per celebrare, in un modo molto fantasioso, vari momenti chiave della vita dei nostri beniamini. E’ ammirevole anche tutta la trattazione sui principi meccanici della Macchina, teoremi che ad oggi quasi diamo per scontati, ma che hanno una lungimiranza contestualizzate nell’epoca vittoriana. E’ bene per esempio sottolineare come, anche il primo computer moderno, facesse uso del principio delle schede perforate adeguato da Charles ai sui scopi. Non possiamo non sottolineare che crearono la prima stampante, perché la loro Macchina stampava tavole logaritmiche, testate e controllate regolarmente da Ada. E che dire del Riporto Anticipato, caposaldo delle attuali porte logiche negli apparati elettronici? Sydney ci scaraventa dentro tutto questo oceano di numeri, calcoli, esperimenti, e lo fa con passione e trasporto, per portare alla ribalta due geni indiscussi del ‘800.
E’ un’opera straordinaria, ma non è per tutti. Richiamerà sicuramente gli amanti della tecnologia, i curiosi, gli storici  e i matematici, ma il suo contenuto è troppo particolare per essere compreso ed apprezzato dalle masse. Il fumetto copre una piccola porzione, rendo la graphic novel striminzita per gli apprezza la fumettistica. La parte storica è ampia ma frastagliata, rendendo complesso ai “non addetti ai lavori” percepire la grandezza del contenuto di lettere e note. La parte matematica e meccanica è altrettanto particolareggiata ma difficile da digerire per chi ha concetti superficiali di meccanica ed informatica.
Come nota a margine è curioso mettere in luce il fatto che, seppure non tutta la società non vedeva di buon occhio il genio che si celava dietro alle donne, da questo volume traspare invero che erano tempi migliori  per le ardite che si lanciavano nelle scienze. Stranamente pian piano vi è stata un’inversione di tendenza che ha portato gli uomini, erroneamente, a credere di essere i soli delatori meritevoli di poter studiare le scienze. Ada Lovelace era una matematica che superava di gran lunga gli uomini. E lo dicono, nero su bianco nelle loro lettere, i maestri che ci hanno lasciato in eredità le fondamenta dell’informatica moderna.