L'estate che ho dentro

Recensione L’estate che ho dentro di Viviana Maccarini

Nina è rimasta irrimediabilmente sfregiata in volto a causa di un incidente in motorino. La scuola è finita e, per evitare che qualcuno scopra quello che è successo, scappa a vivere da suo padre Gabriel.

Partiamo con il dire che questo volume non è brutto, però lo trovo molto discutibile. Sia chiaro, l’autrice sa scrivere, ma la storia per me presenta parecchi punti lasciati un po’ troppo al caso. Il primo è proprio l’incidente in motorino, dove la protagonista dovrebbe perdere il volto a causa dell’asfalto su cui è scivolata. Ora, anche nella migliore delle ipotesi trovo che sia una ferita poco credibile. Mi domando se non portasse il casco (per esempio) ma in ogni caso, non essendo dato spazio a come sia davvero successo il fatto, che tutto il suo volto sia segnato e non ci siano danni alle labbra e agli occhi mi sembra uno scenario assolutamente improbabile. Un peccato però perché mi ha lasciato piuttosto spiazzata, soprattutto dal fatto che in un primo momento pensavo che fosse solo una parte del volto di Nina a essere sfigurato, ma è chiaro invece che lo sia tutto. Poi, mani e braccia, non abbiano segni… forse si poteva costruire meglio questo primo elemento (che è la base di tutto il libro).

Voglio però abbonare questa ingenuità narrativa, e mi soffermo a complimentarmi dell’idea dietro la parte più giovane del testo: mi riferisco all’integrazione dei social e della body positive dietro al percorso di accettazione di Nina. Lo so, ultimamente alcune grandi case editrici stanno mungendo su questa realtà facendola anche inserire come parte integrante nei romanzi, a volte è una paraculata assurda per trasmettere “giovanitudine” in un testo, ma in questo devo ammettere che si sposa bene con il percorso di Nina.

Ho apprezzato un po’ meno la scelta di buttarci dentro in maniera semplicistica il mondo degli influencer. Si poteva anche in questo caso strutturare meglio la storia di Jasmine Elle, l’influencer che tanto ammira Nina, la cui comparsa non è abbastanza sviluppata.

Infine anche la conclusione non è delle migliori. Il rapporto con gli amici (vecchi e nuovi) viene risolto in maniera didascalica, quasi sembrasse un “deve andare a finire così, punto”, quando invece si poteva giocare meglio con i personaggi. Lo stesso Leonardo, che ha un ruolo inizialmente di antagonista, poteva mostrarsi meglio come persona che ha sbagliato, ma che nel suo piccolo ha anche grandi problemi, Invece no, si risolve tutto con grande fretta.

Non mi piace stroncare i libri, ed è un peccato che questo volume avesse tutte le carte in regola: una buona idea di base, una fantastica penna (perché la si divora di pagina in pagina), il tutto abbandonato a un po’ di disattenzione semplicistica. Peccato davvero. Doveva essere una bella storia d’estate e crescita, ma non riesco proprio ad accettare che si sia rivelata come l’ennesimo libro con le buone premesse, ma che non è riuscito ad emergere.